I racconti del dottore: così li hanno da sempre chiamati gli associati “più storici” del Moto club bergamasco Norelli e così sono stati “tramandati” di generazione in generazione, in un viaggio nel tempo compiuto grazie al fatto che i piccoli opuscoli, spesso ingialliti dai decenni, sui quali i racconti erano stati stampati passavano di mano in mano. Consegnati, come il più prezioso dei doni, dai vecchi associati ai nuovi, dai padri ai figli. E’ così che i “racconti del dottore” (tutti rigorosamente legati al mondo motociclistico ma capaci di far compiere fantastiche “escursioni” ai lettori raccontando di personaggi e luoghi, ma anche di episodi curiosissimi e facendoli approdare persino in antiche trattorie) datati ormai oltre 50 anni fa, non si sono mai persi per strada fino “salire in sella” a Internet, “mezzo di comunicazione” con il quale lui, il dottore, Mario Tremaglia, per 30 anni medico all’Istituto traumatologico Matteo Rota, innamoratissimo del mondo delle due ruote, scomparso nel 2007, non aveva avuto modo e tempo di avere troppa dimestichezza, preferendo affidare i suoi scritti all’inchiostro e alla carta, salvo poi avventurarsi, negli ultimi tempi, nella spedizione via e mail allo storico segretario, Enzo Paris. Ovvero l’amico e compagno di scuderia che, dopo aver recuperato alcuni dei vecchi articoli del medico (notissimo anche per essere il fratello dell’onorevole Mirko Tremaglia, storica bandiera della destra bergamasca) li ha voluti postare sul nuovo sito realizzato dalla Scuderia giallonera, bergamoduepuntozero.it. Racconti capaci davvero di far compiere uno straordinario viaggio a ritroso nel tempo, raccontando, per esempio, una Sei Giorni in Boemia (clicca qui per leggere l’articolo) diventata famosa anche per due aneddoti: la ruota della moto di un pilota con i raggi aggiustati con il fil di ferro e soprattutto la pesca alle trote fatta dai piloti, in una pausa fra una gara e l’altra, utilizzando come rete una “giacca “Barbour” . Trote finite poi in padella e mangiate con gusto così come avveniva per i piatti, tanto semplici quanto saporiti, serviti ai piloti lungo i sentieri delle valli bergamasche nei “Paolucci”, le antiche e “autentiche” trattorie celebrate in uno dei “racconti del dottore” (clicca qui per leggere l’articolo). Bravissimo, come potrebbero testimoniare moltissimi suoi ex pazienti, in ambulatorio, ma anche alla macchina da scrivere. Come confermano del resto molti altri racconti, fra cui quello dedicato al Parco chiuso, “l’altare segreto degli dei delle due ruote al quale sono ammessi solo il sommo sacerdote e pochissimi seguaci”; o l’articolo scritto per ringraziare pubblicamente i giovanissimi appassionati pronti ad alzarsi all’alba anche con un tempo bruttissimo per farsi trovare puntuali sui sentieri a indicare, con la bandiera, il tracciato da seguire ai concorrenti. “Se Bergamo è diventata la regina dell’enduro è grazie anche a loro”, aveva scritto il dottore i cui articoli rivivono oggi grazie a bergamoduepuntozero.i