Un giovane camionista quanto “vale” in più rispetto a chi lavora “trasportando” messaggini?
Pietro Barachetti
Alle nuove generazioni di camionisti non si può chiedere di compiere i sacrifici che erano abituati a fare i loro nonni o padri, cresciuti in una “cultura” del lavoro dove appariva “normale” lavorare anche 12 ore al giorno o più. Se si vuole davvero affrontare realisticamente l’emergenza autisti, con oltre 15mila conducenti di mezzi pesanti che mancano all’appello in Italia, è indispensabile partire da questa considerazione. E poi imboccare senza esitazioni la sola strada percorribile se si vuole davvero risolvere il problema: quella che porta ad offrire una maggiore qualità di vita a chi decide si fare questa professione, impegnativa, carica di responsabilità, oltre che vitale per il paese”. Ad affermarlo è il presidente della Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, Giuseppe Cristinelli, imprenditore alla guida di un’azienda di autotrasporto che ogni giorno consegna tonnellate di prodotti alimentari freschi e che dunque sa meglio di chiunque altro quanto “valga” il lavoro di un conducente per la “normale vita quotidiana di decine di milioni di famiglie”. Ma anche un autotrasportatore che sa per averlo sperimentato di persona, guidando i tir da giovane, quanto sia “improponibile oggi chiedere alle nuove generazioni di fare simili sacrifici. Perché il mondo in 50 anni è cambiato radicalmente, perché i giovani oggi chiedono, ed è giusto che abbiano qualcosa di molto diverso dal “solo lavorare” . E’ questo che devono comprendere gli imprenditori del settore, costruendo un nuovo rapporto con il i propri autisti, ed è questo che deve capire la politica, offrendo finalmente ai suoi elettori un “esempio di meritrocrazia”, materia quasi sconosciuta a molti, dimostrando in modo concreto di riconoscere a questa professione il valore che ha, in termini economici e sociali. Insegnando a tutti, perché anche questo è un compito della politica, che se un giovane viene chiamato a svegliarsi all’alba per poi passare ore al volante nel traffico, con lo stress alle stelle, beh, forse merita che gli venga riconosciuto qualcosa più che a un giovane il cui lavoro consiste magari nello spedire qualche messaggino dal cellulare al giorno…”. Affermazioni (che Giuseppe Cristinelli ha affidato alle pagine dell’Inserto speciale dedicato ai trasporti in edicola abbinato al quotidiano l’Eco di Bergamo di mercoledì 20 novembre) , ha deciso di fare all’indomani del nono Forum Internazionale di Conftrasporto andato in scena a Roma dove la mancanza di “ricambi” alla guida dei camion è stato uno dei temi caldi affrontati. Ma soprattutto da affrontare ora “reinventando”, come ha titolato il quotidiano della Curia bergamasca, una professione senza la quale lItalia è a rischio paralisi.