Trasporto dell’ultimo miglio: un termine (che nel mondo del trasporto e della logistica rappresenta la fase finale della consegna a chi ha acquistato un prodotto) diventato sempre più importante nella pianificazione delle aziende per le quali proprio il tratto finale del trasporto comporta una maggiore perdita di tempo e dunque costi maggiori proprio per lamoltiplicazione” dei singoli indirizzi da raggiungere per portare a destinazione ogni singolo “pacco”. Un termine, quello dell’ultimo miglio, diventato sempre più d’uso comune anche fra i destinatari di quei “pacchi” che proprio con le loro nuove abitudini nello shopping, effettuato sempre più spesso in Internet, hanno contribuito a far crescere esponenzialmente il fenomeno ultimo miglio. Un fenomeno ( e allo stesso tempo un problema) ora diventato familiare anche negli ambienti giudiziari. Già, perché la mobilità dell’ultimo chilometro è finito al centro di un’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Torino che ha ipotizzato una frode fiscale, del valore di circa 100 milioni di euro, attuata proprio nel circuito dei corrieri per la consegna nell’ultimo chilometro. Ventisette i nomi iscritti nel registro degli indagati, fra cui alcuni dirigenti di colossi del settore nei cui uffici si sono presentati, su ordine dei pubblici ministeri Marco Gianoglio e Giulia Marchetti, gli agenti della Guardia di Finanza per effettuare perquisizioni sequestrando numerosi documenti. “Prove” che avrebbero consentito di ipotizzare non solo l’ evasione fiscale ma anche lo sfruttamento dei lavoratori seguendo un preciso schema ideato da un consulente tributario affiancato da altri professionisti. Il tutto emettendo fatture per attività inesistenti per ottenere illecite compensazioni su imposte e contributi e riducendo il costo dei corrieri che svolgono le consegne, utilizzando quelle che gli investigatori definiscono “serbatoi di manodopera”: società terze, fra cui le immancabili cooperative, utilizzate come intermediari affidate a prestanomi pronte a fornire veicoli e autisti per brevi periodi, sufficienti a “dissimulare somministrazioni irregolari di manodopera a favore di committenti più o meno conniventi massimizzando guadagni illeciti in virtù del mancato pagamento delle imposte, delle ritenute da lavoro dipendente e dei contributi previdenziali”. E proprio questi “serbatoi di manodopera ” avrebbero emesso fatture per prestazioni inesistenti nei confronti di società di livello superiore, definite “filtro” che avrebbero poi “”ribaltato le prestazioni ai committenti finali, ossia le imprese di logistica e i corrieri. Un modo per ostacolare i controlli “allungando la catena commerciale” con i committenti che avrebbero “simulato la stipula di contratti di appalto a basso costo” con le imprese “filtro”, nascondendo così la somministrazione illecita di manodopera dietro una formale regolarità”