“Non è stato facile rappresentare il mondo dell’autotrasporto negli ultimi anni e ci aspettano altri cinque anni molto complessi, con i cambiamenti in atto e le transizioni che ci vengono imposte dall’Europa, secondo modalità e tempi non sostenibili”. E’ forte e chiaro il messaggio che Sergio Piardi, presidente riconfermato alla guida della Fai di Brescia, ha voluto lanciare in occasione dell’assemblea della Federazione autotrasportatori italiani organizzata alla vigilia delle elezioni europee e che ha visto ospiti gli europarlamentari Massimiliano Salini, Danilo Oscar Lancini , Carlo Fidanza e Silvia Sardone. Quattro esponenti politici candidati nella tornata elettorale dell’8 e 9 giugno ai quali il mondo dell’autotrasporto, attraverso il presidente nazionale della Fai Paolo Uggé e il presidente nazionale di Fai Service, Fabrizio Palenzona, seduti al tavolo di un convegno organizzato proprio per “consegnare un carico di richieste” a chi guiderà il vecchio continente nel prossimo quinquennio, ha lanciato precisi messaggi. Puntando l’attenzione in particolare sulle infrastrutture, fondamentali per chi “nella strada ha il proprio posto di lavoro” e sulla possibilità di percorrerle, denunciando una volta di più l’incomprensibile assurdità dei divieti ai tir italiani imposti dall’Austria al Brennero, in un’Europa unita che dovrebbe garantire una libertà sancita dalla stessa Ue, quella di far circolare liberamente, appunto, uomini e merci. E, ancora, aprendo bene gli occhi sulle reali strade da percorrere per combattere l’inquinamento e inaugurare davvero l’era della mobilità sostenibile con una “manovra europea” su tutte messa sul banco degli imputati: la scelta di puntare sull’elettrico come unica soluzione alla sostenibilità. Una manovra sulla quale, è stato ribadito senza se e senza ma, occorre fare immediatamente marcia indietro, “guardando a quanto accade in Cina, dove per produrre l’elettricità sono addirittura cresciute le industrie di carbone”, nonostante, “dietro le politiche ambientali ci siano evidenti politiche industriali che non hanno niente a che fare con la sostenibilità”. Situazioni incomprensibili ( o meglio, comprensibilissime per chi sa guardare dietro il paravento delle belle favolette ambientaliste) denunciate da tempo dal mondo dell’autotrasporto, messe nero su bianco su un manifesto dell’autotrasporto consegnato a tutti i candidati alle Europee con l’invito a condividerlo sottoscrivendolo; situazioni ribadite da Paolo Uggè e Fabrizio Palenzona a più riprese nel corso del convegno intitolato “La voce degli autotrasportatori sui tavoli di Bruxelles”. Una voce che verrà davvero finalmente ascoltata? Difficile dirlo, anche alla luce di un’osservazione fatta da Paolo Uggé dopo la lettura di un articolo dedicato proprio alle elezioni dal Corriere della Sera. “Fra le parole più usate dai candidati in campagna elettorale non c’è traccia della parola trasporti”, ha tuonato Paolo Uggè, che non ha certo risparmiato critiche a una certa parte della stampa per la quale il settore dell’autotrasporto, nonostante sia vitale per l’economia con oltre il 70 per cento delle merci che viaggiano sui camion, “sembra non esistere”. Ma difficile dirlo anche di fronte alla scelta di quegli esponenti politici invitati al tavolo che invece di partecipare al dibattito hanno preferito una breve “comparsata”, una “passerella elettorale” pesantemente criticata a fine assemblea da diversi ospiti seduti in platea. Pronti ad applaudire invece e a condividere quanto affermato da Danilo Oscar Lancini, ovvero che il compito di un politico è innanzitutto ascoltare le istanze della gente (senza andarsene da un dibattito al quale si è accettando di prendere parte); ma anche la grande trasparenza e onestà intellettuale di Massimiliano Salini che, invitato a d aggiornare la platea in materia di carburanti neutri e transizione ecologica ha ammesso di non essere riuscito a realizzare quanto invece immaginava di poter fare. “Scelta coraggiosa da parte di un politico, cosa che non capita di vedere tutti i giorni”, come ha commentato Paolo Uggé che ha voluto concludere il dibattito con un invito: quello ad andare innanzitutto a votare e a scegliere “chi avrà dimostrato di voler e saper ascoltare i problemi di una categoria vitale per il Paese” per far prendere all’Europa nuove strade, diverse da molte percorse fin qui. Un’Europa uscita pesantemente sconfitta dal dibattito organizzato nella sede della Fiera di Brescia: un’Europa unita da ricostruire nei suoi ruoli ecompiti più importanti, come ha sentenziato Fabrizio Palenzona, prestando la massima attenzione a non mandare, con il proprio voto, nel Parlamento europeo esponenti politici con il paraocchi dell’ideologia e fautori della politica del no. Perché l’Europa ha oggi più che mai bisogno di essere guidata da persone capaci di dire sì, soprattutto nello svoltare strada. E a dirlo sono persone che di strade se ne intendono…