condotto su oltre mille operatori europei del trasporto merci su strada. Un rapporto che mette sotto la lente d’ingrandimento la necessità di correre immediatamente ai ripari, senza perdere più neppure un solo giorno, se si vuole impedire che fra non molto trovare chi possa trasportare materie prima da lavorare in laboratori e industrie o prodotti da mettere in vendita nei negozi diventi davvero un’impresa disperata, evidenziando alcuni indicatori che non lasciano spazio all’interpretazione. Come i numeri legati all’età di chi svolge questa professione: il “popolo” dei camionisti ha infatti un’età media di 47 anni, con un terzo dei camionisti che ha più di 55 anni ( e che dunque con ogni probabilità andrà in pensione nei prossimi dieci anni) mentre il “ricambio” , composto da autisti al di sotto dei 25 anni, raggiunge a fatica il 5 per cento. Un quadro che già oggi vede “la metà delle aziende di autotrasporto europee non in grado di espandere la propria attività perché non riesce a trovare lavoratori qualificati a causa della carenza di autisti”, come si legge nel rapporto dell’Iru, “con le conseguenze di una ridotta produttività per quasi il 50 per cento delle aziende e un calo delle entrate per il 39 per cento”. Un “vuoto” che moltissime imprese del settore ha cercato di colmare aumentando gli stipendi e offrendo incentivi per premiare le migliori performance lavorative, ma senza particolari risultati. A conferma che il problema non è solo economico (in Europa, in media, lo stipendio lordo di un camionista è nettamente superiore rispetto al salario minimo nazionale) ma “culturale”. Con un’incapacità di troppi di capire l’importanza di restituire innanzitutto un “valore sociale” a una categoria che negli ultimi anni è stata trattata davvero sempre più come “l’ultima ruota del carro”, con gravissime colpe, in particolare, da parte della committenza, di chi le merci le spedisce e di attende che vengano consegnate: lavoratori spessissimo capaci di far aspettare i camionisti per ore su un piazzale, magari sotto l’acqua o con 40 gradi. Ma, probabilmente, con colpe altrettanto gravi anche da parte di chi (lo stesso mondo dell’autotrasporto e le associazioni che lo rappresentano) non ha saputo far comprendere a tutti il ruolo fondamentale recitato dai conducenti di camion non solo per la crescita dell’economia ma della qualità della vita di ogni giorno, l’importanza che ha il poter far viaggiare materie prime e prodotti finiti. L’investimento in veicoli più nuovi, la copertura dei costi per l’accesso alla professione, e l’offerta di opportunità di miglioramento delle competenze, tutte manovre messe in campo per affrontare l’emergenza, evidentemente da sole non bastano. Lo dicono i 230mila camionisti che mancano all’appello e che rischiano di diventare, entro pochi anni, più del triplo. Numeri che richiedono un radicale cambio di direzione, restituendo alla professione di camionista la dignità e il rispetto che merita. Così come, del resto, moltissime altre professioni “scartate” ormai da troppo tempo da moltissimi giovani cresciuti senza che nessuno insegnasse loro che non sono professioni “inferiori” di serie B, che fare gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami o, appunto, i camionisti, è spessissimo molto più importante che stare davanti a un computer. Magari per fare gli influencer o i “fabbricanti” di burocrazia…. Un ‘importanza da affermare, da spiegare ogni giorno, da parte di chi, guidando il Paese, dovrebbe preoccuparsi di garantirgli un futuro a lungo termine, da parte di chi, facendo comunicazione, attraverso tv, internet, non ha saputo comprendere l’importanza di inserire nei propri palinsesti e nelle proprie pagine trasmissioni, video, testi e facciano capire quali sono i lavori davvero più importanti. Primi fra tutti quelli necessari per evitare che in futuro possa sempre più mancare lavoro… Come il camionista, appunto. Perché senza chi trasporta merci in futuro ci saranno sempre meno aziende che potranno lavorarle , sempre meno negozi che potranno venderle… Elementare, avrebbe detto Sherlock Holmes, difficilissimo da capire ancora per troppi….