Strada Facendo

Biocarburanti, la soluzione più concreta contro l’inquinamento in attesa che i sogni si avverino

La storia della mobilità sostenibile, della svolta green, della guerra all’inquinamento per proteggere il pianeta è ricchissima di capitoli diversi. Da quelli più affascinanti, capaci di raccontare scenari da favola, magari con i trasporti di persone e merci realizzati esclusivamente attraverso mezzi elettrici (dimenticando però quasi sempre di dire come viene prodotta la stragrande quota dell’elettricità, ovvero bruciando petrolio e carbone) a quelli magari meno accattivanti, perché sicuramente più “terra terra” , meno “favoleggianti”, ma più veritieri, più realizzabili davvero in tempi “ragionevoli”. Capitoli come quello che ha per protagonisti i biocarburanti, soluzione magari “ponte”, in attesa che i sogni possano realizzarsi , ma sicuranente concreta, a portata di mano (grazie a una rete di oltre 600 distributori già in funzione in Italia). Come sostiene da tempo il mondo dell’autotrasporto, che ha avuto modo di ribadirlo anche in occasione del l’ottavo Forum di Conftrasporto ospitato a Roma, per voce del presidente di Fai Conftrasporto Paolo Uggé; come ribadisce Giuseppe Cristinelli, presidente della Fai di Bergamo, che in materia è decisamente fra i più “preparati” visto che da mesi ha deciso di mettere a disposizione alcuni camion della propria flotta per un test condiviso con Eni, utilizzando HVOlution biocarburante prodotto utilizzando materie prime di scarto come oli esausti da cucina, grassi ani- mali, residui dell’industria agroalimentare e oli vegetali .“Test che ci dicono come grazie all’utilizzo di HVOlution il consumo di AdBlue, l’additivo che “alimenta” i catalizzatori dei camion diesel permettendo di abbattere le emissioni di ossidi di azoto, sia diminuito, e come ci siano stati effetti positivi anche sui tempi per la manutenzione di gas di scarico, mentre i dati forniti da Eni ci confermano che questo nuovo biocarburante ha “abbattuto” le emissioni di Co2  dal 60 al 90 per cento”, come ha confermato Giuseppe Cristinelli, promuovendo sul campo, l’Hydrotreated Vegetable Oil, ovvero olio vegetale idrogenato, frutto di un progetto avviato ormai nove anni fa da Eni con la trasformazione delle raffinerie di Venezia e Gela in bioraffinerie, e “sperimentato fin dal 2016 addizionato in una percentuale del 15 per cento al gasolio  nel prodotto Eni Diesel +. Un “esame” quello effettuato utilizzando i mezzi dell’azienda di famiglia del presidente della Fai Bergamasca, specializzata in autotrasporto di freschi, che ha “ulteriormente rinforzato in Giuseppe Cristinelli la convinzione che “fra tutte le soluzioni alternative ai carburanti tradizionali, passando dall’elettrico all’idrogeno e, appunto, ai bio carburanti, proprio quest’ultima rappresenti a breve e medio termine una possibile soluzione per l’autotrasporto, in attesa che l’elettrico possa diventare davvero una straordinaria risposta non solo sull’ultimo miglio, o comunque sui tragitti brevi, ma anche sulle lunghe distanze dove il camion elettrico non è certo ancora “in pole position”. E questo non solo per l’autonomia di percorrenza, non competitiva, ma soprattutto per i costi d’acquisto dei mezzi, ancora altissimi, che finiscono con l’essere pagati dal consumatore finale, da chi fa la spesa”. Una riflessione “reale”, “concreta”, a differenza di troppi “racconti” di possibili alternative che un giorno probabilmente si avvereranno ma che oggi hanno tanto il sapore di belle favolette….

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