Strada Facendo

800mila pendolari meritano servizi migliori, 10 milioni di lombardi che i soldi siano spesi meglio

Ottocentomila persone ogni giorno salgono su un treno in Lombardia: un fiume di studenti e lavoratori, soprattutto, che hanno scelto la rotaia per raggiungere l’università, l’azienda. Numeri che da soli basterebbero abbondantemente a giustificare un’attenzione particolare da parte dell’amministrazione pubblica, della politica, al servizio ferroviario che viene offerto. Un servizio che spesso non raggiunge la “sufficienza” e che in molti casi meriterebbe d’essere bocciato in tronco. Ma non è solo l’enorme flusso di pendolari a meritare un’attenzione straordinaria da parte di chi amministra il denaro pubblico e gestisce i servizi offerti a chi quel denaro lo versa: sono tutti i cittadini della Lombardia, oltre 10 milioni di persone, a meritare la miglior gestione dell’offerta ferroviaria proprio in quanto contribuenti: perché se anche magari un treno non lo hanno mai preso e forse non lo prenderanno perfino mai, contribuiscono comunque a pagare quel servizio. E per questo hanno diritto a esigere che sia il migliore possibile. Pensieri e parole di Niccolò Carretta, giovanissimo (31 anni) candidato bergamasco a un posto di consigliere regionale in Lombardia, incarico che ha ricoperto negli ultimi cinque anni occupandosi, come componente della Commissione trasporti, proprio di tutto quanto “fa mobilità”. Il più possibilmente sostenibile, come precisa il candidato per il Terzo Polo, approdato alla politica attraverso la lista capeggiata da Giorgio Gori nella corsa alla gestione del Comune di Bergamo dopo aver conseguito una laurea in ingegneria nucleare energetica al Politecnico di Milano. “Laurea che”, esordisce sorridendo, “mi è “costata” cinque anni di vita da pendolare, per cui credo di sapere  avendolo vissuto sulla mia pelle, di cosa parlo”. Una realtà sperimentata in diretta e analizzata poi a fondo nei cinque anni trascorsi al Pirellone in Commissione trasporti, fino ad arrivare a una conclusione sopra tutte: ovvero che “il come muoversi in Lombardia è un tema centrale per la politica lombarda e soprattutto per la cittadinanza lombarda, una priorità assoluta perché è attorno alle infrastrutture, alla loro interconnessione, alla rapidità e alla qualità dei servizi offerti che ruotano moltissimi altri aspetti della vita d’ogni giorno, dell’economia. Penso al fatto che oggi ogni persona che utilizza il treno sarebbe felicissima di poter raggiungere Milano da Bergamo in 30 minuti (come sarebbe assolutamente possibile se si considera che con l’alta velocità si viaggia da Milano a Bologna in un’ora e da Milano a Roma in meno di tre) evitando di impiegare lo stesso tempo che si impiegava 50 anni fa, e di dedicare invece quelle mezzore, destinate a diventare settimane e mesi, accumulandosi viaggio dopo viaggio, “sacrificate” ogni giorno agli spostamenti alla famiglia, ad altre decine di opportunità. O, ancora, penso ai mercati immobiliari delle città lombarde minori, che potrebbero trovare uno straordinario volano nella possibilità per le famiglie di vivere, a Bergamo, Brescia, Como , Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Monza Pavia, Sondrio o Varese, in “ambienti” con una qualità di vita spesso particolarmente alta, senza essere “costretti” ad  “abbassarla”, trasferendosi vicino al luogo di lavoro, magari in condomini dormitorio, senza verde, con il sogno che arrivi il fine settimana per “scappare” nella natura delle valli o della pianura.  Aggiungendo peraltro così traffico al traffico, inquinamento all’ inquinamento. E penso a molte altre opportunità, a partire proprio da quelle di raggiungere con mezzi pubblici senza ore di coda le località turistiche….”.

Basta con gli affidamenti diretti, una gara decida chi deve gestire il servizio ferroviario

Un turbine di pensieri che hanno affollato per mesi la mente di Niccolò Carretta fino a farne emergere uno sopra tutti: quello di costruire i presupposti perché questo possa davvero avvenire, gettando le fondamenta perché progetti e cantieri accelerino la loro corsa. E, soprattutto, “mettendo a gara il servizio ferroviario e dicendo basta con gli affidamenti diretti, creando una competizione non solo italiana ma europea per scoprire se lungo lo Stivale o nel vecchio continente esistono soggetti interessati a prendere in mano il nostro servizio. Aprendoci alla concorrenza, scelta che rappresenta davvero l’unica soluzione per uscire da un passato e da un presente in cui  centinaia di migliaia di persone sono costrette a spostarsi su una rete ferroviaria inadeguata. E questo, paradossalmente, nella  regione che rappresenta la locomotiva dell’economia. Una gara aperta, trasparente che premi la miglior professionalità assicurando  a centinaia di migliaia di persone di “partire” davvero verso un futuro in cui muoversi su rotaia possa rappresentare il  modo più sostenibile di vivere gli spostamenti accorciando le distanze e fra le varie città lombarde”. Una manovra che Niccolò Carretta ha messo al centro della propria “proposta politica” per “cambiare strada rispetto a quanto avvenuto fino a oggi, “con i grandi investimenti che hanno riguardato quasi esclusivamente l’alta velocità dimenticandosi delle tratte regionali,” con  “un servizio pubblico in Lombardia gestito da Trenord, società “guidata” al 50 per cento dallo Stato e per la rimanente metà dalla Regione”, prosegue il candidato sceso in campo per aiutare Azione e Italia Viva a tornare nella locomotiva del treno del governo, “che ogni anno riceve mezzo miliardo di euro di finanziamento come contributo. Denaro pubblico che 800mila pendolari e con loro, ribadisco, ogni cittadino lombardo, dovrebbe pretendere venisse speso nel migliore dei modi. E quale possibilità  migliore c’è se non assegnare la gestione, invece che con affidamenti diretti,  magari ai “soliti noti”, attraverso una gara che premi chi ha dimostrato di essere più bravo?”.

Strade e autostrade, ferrovie, parcheggi, centri logistici: solo una visione d’insieme può cambiare le cose 

Già, una messa a gara che potrebbe cambiare le cose in merito alla gestione del servizio, la cui qualità dipende però da una rete infrastrutturale inadeguata…. “Qui il discorso si fa oggettivamente più complicato, perché a monte di tutto occorre avere qualcuno che abbia una visione d’insieme, capace di guardare non al singolo progetto ma a ogni cantiere come a un  pezzo di un puzzle da disegnare, un manager  capace di vedere una rete di interconnessioni fra strade e autostrade, ferrovie, parcheggi, centri logistici. Il punto di partenza non può che essere una mappatura dello stato di fatto per poi capire cosa occorre fare. Disegnando una “rete” di collegamenti esattamente come fosse una rete da pesca, cominciando a sistemare le maglie più grandi per poi passare a quelle più piccole”.  Parole e pensieri  difficili  da non condividere per chi sogna davvero un cambio di direzione, un servizio di trasporti pubblico in cui non esistano più  viaggiatori si serie A e di serie B, come i passeggeri  dell’alta velocità e i pendolari delle corse regionali, e neppure dove “il trasporto via rotaia sia visto come un “problema” solo di una categoria, quella dei pendolari appunto. Perché”, sottolinea ancora una volta Niccolò Carretta, “è un problema di ogni contribuente. Di ogni lombardo che, anche senza utilizzare i treni, oggi vede mezzo miliardo di euro non utilizzato per altre finalità, come per esempio la sanità, e destinato invece a un servizio ferroviario che non funziona come dovrebbe. Un treno che troppo spesso somiglia al tram del titolo di un famoso film  di ormai quasi 80 anni fa: un treno desiderio. Con la speranza che quel desiderio,  di una gestione, e dunque di un servizio, migliore, possa avverarsi davvero  e faccia viaggiare meglio le persone e le conduca, proprio percorrendo i binari,  a fare scelte di vita migliori. Le strade e le rotaie per giungere al traguardo ci sono”. 

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