“Se è vero che la storia è maestra di vita, la storia di questo piccolo Comune che ha scelto di ospitare tutti questi bambini e ragazzi ucraini , portandoli via dall’orrore di una guerra per farli approdare in un angolo di mondo sereno, offrendo loro la possibilità di studiare, di giocare, di riappropriarsi di una vita il più normale possibile, è un insegnamento bellissimo, emozionante. La decisione di Ebitral di fare una donazione a Rota d’Imagna per sostenere questa straordinaria iniziativa è stata presa pensando sia a questi giovanissimi ospiti, in fuga dal terrore, dalla sofferenza, dalla morte, sia a tutti coloro che in questo piccolo centro montano ogni giorno si mettono a disposizione per aiutarli. Tanti volontari ai quali va un immenso grazie per tutto quello che stanno facendo, per aver reso tutto il territorio, tutta Italia, orgogliosi di quanto stanno facendo”. Ha trattenuto a stento l’emozione, Antonio Scaini, presidente dell’ente bilaterale dei trasporti e della logistica (nato dalla volontà della Fai, Federazione autotrasportatori italiani, e delle organizzazioni sindacali Filt – Cgil, Fit – Cisl e Uil trasporti di Bergamo per trovare soluzioni ai problemi economici e sociali del settore, ma, come testimonia questa iniziativa, non solo) di fronte ai bambini e ragazzi ucraini, in grandissima parte orfani, riuniti nel verde del parco di Rota d’Imagna dove, accompagnato dalla segretaria dell’Ebitral, Michela Loda, è salito per consegnare nelle mani del sindaco Giovanni Locatelli e del parroco don Stefano Galbusera il bonifico dell’importo di 35mila euro donati per contribuire a sostenere l’iniziativa. Un’emozione difficile da trattenere di fronte a ragazzi come Eugenio o a bambini come Anna prontissimi a lasciare i giochi per correre incontro e abbracciare ai loro nuovi amici, in molti, ormai quasi “familiari”: da Zaccheo Moscheni, delegato del sindaco a gestire la complessissima “macchina dell’ospitalità, a Renato Lorenzi, ex sindacalista della Cisl in pensione ma immediatamente tornato operativo per rispondere alla chiamata del Comune; da Barbara Bosè, vicesindaco a don Stefano, che insieme con Giovanni Locatelli, hanno accompagnato i rappresentanti di Ebitral a conoscere i ragazzi dopo una breve riunione in comune per ufficializzare la donazione e, soprattutto, per raccontare questa straordinaria esperienza. “Una storia iniziata il 21 marzo quando il viaggio della speranza dei 115 giovanissimi ucraini che vivevano nell’’orfanotrofio di Berdiansk, città occupata dai soldati russi, e scampati alle bombe e ai proiettili è arrivato al capolinea fra il verde delle nostre montagne”, come ha riassunto Giovanni Locatelli, “e scritta da una squadra di uomini e donne di cui sono fiero che si sono messi immediatamente al lavoro per dare loro innanzitutto un alloggio, e poi per organizzare tutto il resto: dalla preparazione dei pasti all’assistenza in ogni suo aspetto, che significa provvedere all’igiene ma anche al vestiario, alle cure, e poi alla loro formazione scolastica, al loro trasporto, senza dimenticare l’organizzazione di momenti di svago e divertimento, importantissimi per dimenticare tutto ciò che di terribile questi bambini e ragazzi hanno dovuto affrontare nella loro vita: dalla perdita dei genitori alla guerra….”. Una ricostruzione di quanto è stato fatto ma anche di quello che “verrà”, “con la comunità di Rota d’Imagna che è pronta a ospitare i 94 bambini e ragazzi rimasti in paese (mentre altri sono stati dirottati in altri Comuni) fino a quando sarà necessario. Fino alla fine della guerra che ci auguriamo possa avvenire il più presto possibile”. E con la macchina organizzativa che non si è fermata un solo istante e che ora ha accelerato le sue manovre per far sì che a settembre, con la riapertura delle scuole, “bambini e ragazzi possano avere un’adeguata formazione”, come ha sottolineato Zaccheo Moscheni, che con gli altri componenti della “task force” ha incontrato i presidi di vari istituti scolastici per far sì che bambini e ragazzi potessero avere un ventaglio di opportunità fra cui scegliere, “con più di un adolescente attratto dalla possibilità di studiare informatica, ma anche di fare la scuola alberghiera, l’istituto agrario. E con un “canale” aperto in rete con insegnanti rimasti in Ucraina per organizzare possibili lezioni a distanza”, come ha sottolineato sempre Zaccheo Moscheni, che ha già preso contatti anche con alcune aziende della zona per valutare anche la possibilità di stage per gli ospiti più grandi, per un primo approccio con il mondo del lavoro”. Una vera e propria montagna di cose da analizzare, da organizzare, da gestire, ma che la squadra di uomini e donne “di montagna, gente abituata magari poco a parlare ma imbattibile quando c’è da fare, ha portato a termine nel migliore dei modi. Come testimoniato dai sorrisi sui volti dei bambini e dei ragazzi che, per le fasce d’età comprese fra “la prima elementare e la seconda media”, come ha aggiunto don Stefano Galbusera, parroco da solo pochi mesi ma entrato subito nei meccanismi della comunità, “hanno potuto godere anche di un Cre, il centro ricreativo estivo, con passeggiate nei prati e nei boschi e giochi che alle sera”, ha affermato sorridendo il parroco, “li vede letteralmente crollare dal sonno”. Stanchissimi, ma, soprattuto felici di questo nuovo capitolo della loro vita. Una felicità resa possibile dai tanti aiuti forniti da tantissime persone, fra cui i rappresentanti di Ebitral la cui donazione verrà utilizzata in particolare per contribuire a sostenere i costi del personale assunto per l’insegnamento della lingua italiana, fondamentale in vista dell’inserimento in autunno a scuola, ma anche per il trasporto degli studenti dalla loro nuova casa , l’Hotel Posta (“che il titolare, Luca Gritti, di fronte all’emergenza, ha aperto in quattro e quattrotto, dalla mattina alla sera, mettendolo a disposizione senza neppure sapere se e quando sarebbe stato pagato” come ha voluto sottolineare il sindaco) alle aule, per i libri di testo e il materiale didattico… “Un aiuto economico prezioso non solo perchè è una riserva d’ossigeno importante per le casse di un Comune e di una parrocchia piccoli, di appena 900 abitanti”, ha concluso Barbara Bosè, ma anche per la “tempistica” scelta per la donazione: in ogni d’emergenza nei primi giorni, nelle prime settimane, si assiste a corse ad aiutare ma poi con il tempo l’attenzione è destinata a scemare. Questa donazione contribuisce anche a riaccendere i riflettori sulla necessità di continuare ad aiutare, per quanto possibile”. Una continuità che a Rota d’Imagna è di casa, considerato che nel 2016 il Paese ha ospitato un centinaio di immigrati africani” accolti ancora una volta a braccia aperte.”L’accoglienza ci appartiene”, ha concluso prima di “scappare perchè stasera c’è consiglio” il sindaco, e continuerà ad appartenerci sempre più e con una sempre maggiore capacità di gestire simili emergenze. Già, perchè questa esperienza ci è servita tantissimo non solo per costruire la macchina organizzativa, ma anche per rodarla. Abbiamo creato un “modello d’accoglienza” che ora dobbiamo solo migliorare, per farci trovare pronti in caso di nuove possibili emergenze”.