C’è un aumento che il mondo dei trasporti e della logistica non avrebbe mai voluto “trainare”: è quello degli incidenti sul lavoro che nel primo trimestre del 2022 ha fatto registrare in questo settore un’impennata vertiginosa, con il 166,9 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri che sono molto più che “semplicemente allarmanti”, resi noti in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, dai responsabili dell’Inail e che hanno visto, in generale, un forte aumento degli eventi rispetto allo stesso periodo degli ultimi due anni con 194.106 comunicazioni ricevute nel 2022, a fronte delle 128.671 del 2021 e delle 130.905 del 2020. Infortuni ,di cui 189 con esito mortale, aumentati mediamente del 50 per cento, percentuale di per se già drammatica ma che risulta più che triplicata per i trasporti e la logistica, seguiti in questa graduatoria dei lavori maggiormente a rischio dal comparto sanità (con un più 110,4 per cento). Percentuali d’aumento devastanti se si calcola che i numeri dei feriti sul lavoro al volante di un camion o ci un mezzo pesante o nei magazzini di carico e scarico delle merci erano già altissimi prima di questa nuova impennata: nella categoria dei conduttori di mezzi pesanti e camion sono state 11.588 le denunce presentate nel 2018 e 11.739 nell’anno successivo, prima di un calo (ma dovuto esclusivamente al minor numero di mezzi in circolazione causa Covid) a 9309 nel 2020. La Regione con il maggiori numero di casi è la Lombardia (1883), seguita dall’Emilia Romagna (1513, ma con il maggior numero di decessi) e dal Veneto (1381). Quali conseguenze hanno subito maggiormente le vittime di infortuni sul lavoro? Nella maggioranza dei casi (23,1 per cento) lesioni alla caviglia, seguita dalla mano (19,1 per cento), dal ginocchio (13 per cento) e dal cranio (11,2 per cento). Per quanto riguarda, infine, l’età degli infortunati, la fascia d’ età più a rischio (calcolata nell’ultimo triennio) è quella tra 50 e 64 anni (44,1 per cento), seguita da quella oltre i 65 anni (41,6 per cento), mentre i giovani fino a 34 anni sono coinvolti nell’11,8 per cento dei casi. I più “attenti” sono i lavoratori d’età compresa fra 35 e 49 anni con “solo” un 2,5 per cento di ferimenti. Guidare mezzi pesanti è dunque, dati alla mano, un lavoro altamente pericoloso così come anche quello degli addetti allo spostamento delle merci: prendendo in esame sempre il triennio 2018-2020, gli infortuni denunciati sono stati rispettivamente 21.079 nel 2018 (17 morti), 21.322 nel 2019 (7 casi) e 15.378 nel 2020 (8 morti), con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che restano anche in questa graduatoria su un “podio” che nessuno avrebbe mai voluto conquistare.