Una fattura può raccontare moltissimo. Per esempio che un costo è aumentato vertiginosamente , addirittura del 300, del 400 per cento in pochi mesi, rendendo per l’impresa che l’ha ricevuta impossibile continuare a mantenere a sua volta certi prezzi con i propri clienti, o addirittura impossibile accettare una commessa, costringendo a dire di no a un possibile lavoro perché economicamente insostenibile, in perdita. Sulle scrivanie delle imprese di autotrasporto sono moltissime le fatture (ma anche i preventivi) arrivati negli ultimi mesi che stanno rendendo questa professione sempre più difficile, spesso impossibile. Una situazione che richiede immediati interventi da parte del Governo se non si vuole correre il rischio che molte imprese si ritrovino costrette a lasciare fermi i camion nei piazzali con tutte le conseguenze che è fin troppo facile immaginare: aziende chiuse, nuovi disoccupati. A lanciare l’allarme è Giuseppe Cristinelli, presidente della Fai, la federazione autotrasportatori italiani, di Bergamo destinatario di diverse fatture e preventivi inviate da associati esasperati dai rincari, preoccupatissimi per gli scenari. Come la fattura appena ricevuta da un autotrasportatore per la fornitura di Adblue, l’additivo che permette ai camion diesel di ridurre le emissioni degli ossidi di azoto dai gas di scarico: una fattura per la fornitura dello stesso identico prodotto ordinato e consegnato solo pochi mesi prima, ad aprile, ma con una “piccola” differenza: l’importo. Passato dai 23 centesimi di euro al litro di novembre agli oltre 70 centesimi di oggi. “Numeri che mostrano, senza timore di smentite, come i costi di cui il mondo dell’autotrasporto è chiamato oggi a farsi carico siano insostenibili, come lavorare sia diventato quasi impossibile”,ha spiegato Giuseppe Cristinelli dalle pagine del quotidiano locale, l’Eco di Bergamo, allarmato per “un’impennata dei costi che rende impossibile far tornare i conti” e questo anche perchè ” la situazione sembra non essere stata compresa in alcuni casi perfino da committenti, incapaci di capire che il problema è “anche loro”. Clienti che, pur di fronte alla “prova provata” che per l’impresa di autotrasporto le spese sono salite alle stelle”, ha dichiarato il presidente della Fai bergamasca, fra le più importanti, insieme con quella di Brescia, nell’intero panorama nazionale per numero di associati e soprattutto di servizi offerti, “si rifiutano di trattare adeguamenti dei costi anche ridotti. Quasi non capissero che c’è il pericolo, concretissimo, che le loro merci restino ferme nei depositi, perché nessuna impresa “onesta” può permettersi di lavorare in perdita”. Perdita causata da troppi costi in crescita vertiginosa. “ Vogliamo parlare dei carburanti, i cui aumenti stanno letteralmente schiacciando le imprese, prime fra tutti quelle che per favorire la lotta all’inquinamento hanno deciso di investire nell’acquisto di mezzi più puliti? A marzo un litro di Lng costava 0,80 euro, Iva compresa, oggi ha toccato quota 2 euro.”, ha tuonato sempre Giuseppe Cristinelli.” Oppure parliamo dell’acquisto di nuovi mezzi, ancora da parte proprio di chi, attento all’inquinamento e alla sicurezza stradale, oggi sta sostituendo i mezzi più vecchi della propria flotta e si trova ad affrontare rincari paurosi, alla faccia del bellissimo motto “chi più inquina più paga?”. Aumenti anche in questo caso “provati” da due preventivi arrivati in copia da un associato: quello per una motrice ordinata a novembre che supera di 16mila euro l’importo pagato per una “gemella” acquistata otto mesi fa; e quello per l’allestimento passato, sempre nello stesso periodo di tempo, da 44mila a 53 mila euro. “Totale: 25 mila euro in più per lo stesso identico veicolo. Qualcuno ci spiega come questo imprenditore potrebbe offrire le stesse tariffe di prima? Forse dovrebbe non mettere gli additivi, obbligatori, nei serbatoi? O magari dovrebbe non sostituire gli pneumatici consumati, mettendo a rischio la sicurezza di tutti, con gomme nuove, il cui costo è ovviamente aumentato a sua volta? O, ancora, vogliamo parlare dei soldi in più che le imprese stanno pagando per tenersi stretti gli autisti più bravi, considerato che si tratta di una razza ormai in via d’estinzione? Ci sono alcune imprese di autotrasporto che già da tempo ci segnalano purtroppo di avere i mezzi fermi sui piazzali per mancanza di conducenti”, conclude l’articolo pubblicato sull’Inserto Trasporti realizzato dal quotidiano della Curia bergamasca: “ Il rischio, gravissimo, è che altri camion si fermino invece perché farli partire provocherebbe invece che un guadagno una perdita. Se c’è qualcuno in grado di capire la “legge dei numeri” la federazione è disponibile a fornire ogni fattura che testimonia in modo inconfutabile come siamo a un punto di non ritorno e come occorrano risposte immediate. E non sotto forma di parole, per quanto belle o convincenti, ma di numeri. Per esempio quelli degli incentivi o delle defiscalizzazioni da concedere”.