“Gli autotrasportatori non dovranno pagare il contributo all’Art, l’Autorità di regolazione dei trasporti, e le imprese che hanno già versato la quota saranno rimborsate”: inutile dire che la notizia, (arrivata quasi in concomitanza con la scadenza per il pagamento e con diverse aziende che avevano già provveduto al saldo ) era stata accolta con grande soddisfazione dagli imprenditori del settore, in qualche caso letteralmente imbufaliti all’idea di dover pagare, per di più dopo una crisi infinita provocata dal l’epidemia di Covid, una tassa per mantenere in vita quello che in moltissimi considerano da sempre un inutile “carrozzone statale”. Ora però gli autotrasportatori si stanno domandando quando arriveranno quei rimborsi. Già, perché a oggi una risposta in tal senso non è arrivata, come hanno segnalato i responsabili di un’impresa di autotrasporti associata alla Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo che hanno contattato la propria associazione spiegando di aver presentato regolare domanda, per un rimborso di 3800 euro, ma senza risultati. “Da tempo il responsabile amministrativo dell’azienda ha segnalato, sulla piattaforma di riferimento, il “caso”, chiedendo di poter conoscere le modalità e i tempi del rimborso, ma è trascorso oltre un mese e della risposta nessuna traccia”, confermano dalla federazione. Un “caso” di cui in molti sperano possa tornare a occuparsi una persona in particolare: Simona Pergreffi (nella foto), la senatrice bergamasca della Lega che ha presentato l’emendamento grazie al quale è stato possibile eliminare la “tassa occulta non dovuta” all’Art e alla quale già diversi esponenti del mondo dell’autotrasporto si sono rivolti perché continui la “battaglia” in difesa della categoria facendo cancellare definitivamente quello che un autotrasportatore ha definito “l’obbligo di versare fiumi di denaro che non servono certo per riammodernare le strade o per metterle in sicurezza, ma solo per pagare i compensi di un discreto numero di inutili burocrati”. Forse inutili: di certo abilissimi nell’aver “esteso illegittimamente con questo obbligo di versare il contributo i propri poteri regolatori su settori e categorie del tutto esclusi dalle funzioni a essa affidate dalla sua stessa legge istitutiva” come ha avuto modo di denunciare, più volte il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggé, che, in attesa della cancellazione definitiva del contributo all’Art, ha già chiesto che venga restituito non solo quanto versato nel 2021, ma anche nel 2019 e il 2020.