I nostri eroi vengono bloccati al valico del Brennero a causa dell’introduzione di misure di controllo anti-Covid supplementari. I nostri eroi devono fare i conti con la scarsità di aree di servizio in cui poter effettuare le soste previste per legge e con l’inadeguatezza, dal punto di vista della sicurezza e dell’igiene, degli ambienti a loro disposizione. I nostri eroi, da diversi mesi, trovano bar e ristoranti chiusi su strade statali e provinciali dopo le 18, co- me se il servizio di trasporto merci si potesse magicamente interrompere con il calare del sole. Se è così che vengono trattati gli eroi, continuiamo pure a chiamarli semplicemente trasportatori, autisti, ma garantiamo loro i servizi di base per lavorare con dignità continuando a garantire l’approvvigionamento quotidiano delle merci. In questo scenario il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti cambia nome e diventa “Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili”. Speriamo vivamente che il mancato riferimento a trasporto e logistica non corrisponda, ancora una volta, a una carenza di attenzione nei confronti del settore. Conosciamo fin troppo bene le conseguenze drammatiche dell’operato di una classe politica miope, incapace di delineare una strategia di medio-lungo termine che metta il trasporto al centro dello sviluppo economico del Paese. Non possiamo farci incantare dai risultati positivi che sta registrando il mercato dei veicoli industriali: un eccesso di focalizzazione nel breve periodo porta inevitabilmente a risultati non sostenibili nel lungo periodo. Il settore deve poter contare su una politica dei trasporti in grado di sostenere economicamente le linee di uno sviluppo strategico del trasporto, garantendone una crescita sia dal punto di vista della sostenibilità che della sicurezza”. Un testo al quale Franco Fenoglio ha voluto aggiungere una frase di Christopher Reeve, l’eroe per antonomasia, il Superman del grande schermo: “Un eroe è colui che, nonostante la debolezza, i dubbi, il fatto di non conoscere sempre le risposte, va avanti e vince comunque”. Esattamente come le migliaia di camionisti che sono andati avanti comunque, pur sapendo benissimo che in gioco c’era la loro vita, quella dei loro cari. Lavoratori, persone “comuni ” che l’hanno fatto perché, pur senza avere molte risposte, hanno voluto rispondere comunque “presente” alla domanda di un Paese che, senza loro a trasportare le merci, avrebbe visto il dramma moltiplicarsi per dieci, cento, mille volte. “Gente normale” che ha fatto il proprio lavoro e il proprio dovere senza essere eroi. E che proprio per questo oggi, probabilmente, nutre solo una profonda vergogna per chi pubblicamente li chiama invece eroi per poi, una volta spente le luci dei fari e i microfoni, dimenticarsi completamente di loro e di quanto, nonostante tutto, continuano a fare per il proprio Paese. Persone abituate a comportarsi da uomini, perché basterebbe quello. Oltre magari a essere qualche volta “franchi” fino in fondo senza timore di raccontare le cose come stanno. Senza paura di nessuno, tantomeno di chi li chiama eroi solo per farsi bello, per farsi eleggere. In modo “franco”, esattamente come ha fatto Franco Fenoglio per dire che così proprio non va.