Milioni di motociclisti potrebbero presto (magari già dal primo gennaio) pagare un pedaggio autostradale uguale a quello richiesto a chi guida un’auto o addirittura un camion? La risposta è sì e non appare poi neppure troppo “virtuale” con uno Stato sempre più alla disperata ricerca di soldi da versare nella casse pubbliche sempre più “in rosso”. Un rischio che pende come una spada di Damocle su milioni di motociclisti per una semplice ragione: perché nessuno, nonostante gli appelli lanciato nel corso degli anni, ha pensato a istituire una classe di pedaggio specifica per le moto e a farla inserire nel Codice della strada, preferendo ogni anno, prorogare quello che, a tutti gli effetti, è solo uno “sconto provvisorio”. Senza prendere una decisione “risolutiva”. A risollevare il “caso pedaggi per le moto”, alla vigilia di fine anno e, dunque, di una nuova “ritrattazione a tempo”, è Tony Mori (che da oltre 10 anni si occupa dei rapporti con il Parlamento per la difesa dei diritti del motociclista in funzione della sua appartenenza al Registro dei rappresentanti di interesse della Camera dei deputati) per nulla disposto ad “arrendersi” e con l’augurio che prima o poi arrivi davvero una volta per tutte una risposta positiva. Oltre che, evidenzia, “affermativa e definitiva. Affermativa perché risulta irragionevole che il pedaggio autostradale per i motociclisti sia a tutt’oggi, equiparato al pedaggio dovuto per gli autoveicoli o peggio ancora per gli autocarri di portata complessiva di 18 tonnellate a due assi”, spiega Tony Mori, ribadendo quanto chiesto nel corso di un’audizione davanti ai componenti della nona Commissione per le proposte di legge concernenti integrazioni e modifiche al Codice della strada che si è tenuta il 28 febbraio 2019; “definitiva per evitare che ogni sei mesi o ogni anno ci si debba ritrovare per “ritrattare” la questione, come sta accadendo ormai da anni. Il tempo dei continui “rinvii” per l’incapacità o la mancanza di volontà ad affrontare e risolvere, una volta per tutte un problema, è finito: è indispensabile definire un costo adeguato e proporzionato all’utilizzo delle due ruote in autostrada commisurato alla reale usura che i motocicli effettivamente recano e stabilire a livello legislativo, inserendola nel Codice della strada, in via definitiva, una classe di pedaggio destinata alle due ruote. Non serve chissà cosa: basta definirla, tenendo conto della differenza di “ingombro” fra una moto e un’auto o un tir, e inviare i nuovi “costi” al concessionario delle autostrade”. Mettendo la parola fine a quello che un vero e proprio “esercito” di motociclisti (considerato che sono quasi 10 milioni nel nostro Paese i possessori di moto e scooter) non esita a definire un caso assurdo, quasi surreale. Un “problema” per il quale una soluzione esiste: prevedere una classe di pedaggio ad hoc. Una soluzione semplicissima che però la politica sembra non aver ancora capito….