Ma quale ricatto. Il blocco degli investimenti da parte di Autostrade per l’Italia è solo una mossa, obbligata, da parte di una società quotata per uscire dall’incubo in cui è stata messa. E l’incertezza che il governo ha imposto a tutto il comparto autostradale fa male al settore nel suo complesso. Parola del presidente di Aiscat, l’associazione dei concessionari autostradali, Fabrizio Palenzona, che in un’intervista a “La Repubblica, “a poco meno di due anni di distanza dalla disgrazia del Ponte Morandi”, afferma in tono perentorio che “chi parla di ricatto non sa che cosa dice” e che “su quella vicenda” sulla quale “la giustizia penale farà il suo corso, come è giusto che sia si innesta una strumentalizzazione senza pari, legata anche a una certa difficoltà di comunicazione di Atlantia e Autostrade e al ritardo nella scelta doverosa di cambiarne i vertici. Una strumentalizzazione che ha come oggetto i Benetton e che non tiene conto del fatto che sia la holding sia Autostrade sono quotate e hanno oltre il 70 per cento del capitale in mano a migliaia di azionisti”, conclude Fabrizio Palenzona che per nove anni e fino al 2016 è stato presidente di Aeroporti di Roma, società della galassia Atlantia, la holding controllata dai Benetton che ha anche Autostrade. E da uomo “esperto di finanza e bilanci (è stato anche ai vertici di Unicredit), Fabrizio Palenzona ricostruisce anche la situazione “in cui Autostrade vedeva profilarsi la revoca della sua concessione con l’articolo 35 del Milleproroghe”, e in cui “sull’onda di quella norma il rating della società è sceso a livello di “spazzatura” e le linee di credito accordate dalle banche e dalla stessa Cassa Depositi e Prestiti non sono più state concesse”. E come non bastasse: “In questa situazione è arrivato il virus e con il lockdown il traffico sulla rete è calato dal 50 all’80 per cento”. E, dulcis in fundo, in uno scenario da incubo mai visto dal dopoguerra, cosa accade? “Che Autostrade chiede il prestito garantito dalla Sace, come previsto dal decreto Liquidità”, conclude Fabrizio Palenzona, “e si sente rispondere ‘no grazie’ da un viceministro 5 Stelle del Mise”.