Le aziende dell’autotrasporto non devono pagare contributi all’Autorità di regolazione dei trasporti. Lo ha ribadito il Tar del Piemonte che “ha confermato l’illegittimità della richiesta del contributo effettuata dall’Authority nei confronti delle imprese di trasporto merci per gli anni 2015 e 2016 annullando le relative delibere. Per quanto riguarda il 2017”, spiega Conftrasporto, “il Tar aveva già provveduto all’annullamento della relativa delibera grazie a un ricorso presentato dalla Fai-Conftrasporto”.
“Una decisione”, commenta il vice presidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè, “alla quale presto ne seguirà un’altra, su ricorso presentato dalla Fai-Conftrasporto per l’anno 2018, per ottenere un’ulteriore conferma che l’autotrasporto, così come già a suo tempo aveva disposto la Corte Costituzionale, non è assoggettabile al contributo per il funzionamento dell’Authority. La speranza”, aggiunge Uggè, “è triplice: che l’Authority prenda atto di questa e delle altre sentenze, che il Governo chiarisca definitivamente con un suo provvedimento ciò che la Corte Costituzionale e i Tribunali amministrativi hanno stabilito, per mettere la parola fine a questo stillicidio”.
“È un’importante vittoria per il nostro settore”, dichiara Giuseppina Della Pepa, segretario generale di Anita, “già liberalizzato e regolato dall’Albo degli autotrasportatori, al quale le nostre imprese versano cospicui contributi. L’Authority dei Trasporti non ha mai esercitato le proprie funzioni in via diretta sulle aziende del comparto e perciò sarebbe stato ingiusto chiamarle a versare un contributo per il suo funzionamento. Ci auguriamo ora che dopo le chiare indicazioni della Corte costituzionale dello scorso anno”, continua il segretario generale Anita, “anche questa importante pronuncia convinca l’Authority a non richiedere più il contributo al settore, che si aggiungerebbe a quello che già le imprese versano all’Albo, all’Antitrust e in molti casi anche all’Agcom. Tutti costi che incidono sui bilanci aziendali e rappresentano una delle tante voci che contribuiscono ad accrescere il gap competitivo con le imprese straniere”.