Strada Facendo

Cavalcavia crollato anche sotto il peso della vergogna: quella di chi non ascoltò gli appelli

E’ un’autentica ondata di vergogna quella che si sta sta rovesciando sulla tragedia di Annone Brianza dove un tir carico di coils, pesantissimi rotoli d’acciaio per i quali è prevista la possibilità di caricare su un mezzo pesante fino a 108 tonnellate di merce, ha fatto crollare un viadotto provocando la morte di una persona e il ferimento di altre cinque. Una vergogna alimentata dalle denunce fatte per anni e rimaste inascoltate, come se la sicurezza stradale non fosse importante, come se l’unica cosa davvero da tutelare fosse il massimo guadagno da garantire alla committenza: tir caricati fino a 108 tonnellate, per far fare meno viaggi, per guadagnare di più. E chissenefrega se quei pesi mostruosi passavano su ponticelli traballanti. Denunce come quella, da brividi riletta all’indomani della tragedia nel lecchese, fatta da Doriano Bendotti, segretario provinciale della Fai, federazione autotrasportatori italiani, di Bergamo nel giugno 2011 e pubblicata sul superblog del tgcom 24 stradafacendo. Una denuncia che il responsabile della federazione bergamasca, alla quale è iscritto tra l’altro proprio la società di trasporti Nicoli un cui camion è stato coinvolto nella tragedia, aveva diffuso tramite stampa all’indomani di un altro appello, lanciato da Cesare Trevisani, delegato al settore Infrastrutture, logistica e mobilità di Confindustria. Cosa aveva affermato il responsabile dell’associazione? Che “la sicurezza e’ un bene di tutti e va rispettato da tutti i produttori di beni e servizi!” Una frase pronunciata per zittire “le tante chiacchiere che si sono sprecate intorno a una presunta ambiguità di Confindustria sul tema della sicurezza”, come aveva affermato lo stesso esponente di Confindustria. Parole che Doriano Bendotti avevasubito applaudito  invitando tutto a trasformarle immediatamente in fatti, senza aspettare di correre altri rischi, per non dover un giorno parlare, come avviene invece oggi, di “morti annunciate. ” Per farlo, al dottor Trevisani basterebbe pochissimo”, aveva affermato allora Doriano Bendotti. “Per esempio basterebbe schierarsi a fianco degli autotrasportatori per sollecitare i giudici del Tar del Lazio a emettere, finalmente, una sentenza su una vicenda ferma da sei anni e che potrebbe mettere fine a un reale e pesante pericolo per l’incolumità di migliaia di persone (minacciando anche di far crollare ponti, viadotti, strade sotto il peso eccessivo dei Tir e dei loro carichi). Come il dottor Trevisani sa infatti perfettamente, sulle strade e autostrade italiane circolano Tir  carichi di manufatti d’acciaio dal peso complessivo di 108 tonnellate (anziché le “normali” 44) e questo a seguito di un’interpretazione dell’articolo 10 del Codice della strada che è stata contestata nel merito dal ministero dei Trasporti. Se l’autorevole esponente di Confindustria volesse rinfrescarsi la memoria in merito, gli basterebbe navigare suhttp://www.giustizia-amministrativa.it/WEBY2K/DettaglioRicorso.asp?val=200602665 per trovare tutti i riferimenti in merito al ricorso presentato al Tar e rimasto nel dimenticatoio per sei anni (la circolare ministeriale è la numero 189 del 6 settembre 2005 e il numero di registro generale è il 2665/2006). Ecco: questo, sarebbe un modo concreto per  cancellare anche solo il sospetto di qualsiasi ambiguità, e permetterebbe di trasformare in fatti concreti belle parole. Perchè “la sicurezza è davvero un bene di tutti e va rispettato da tutti i produttori di beni e servizi, come ha giustamente ribadito Cesare Trevisani nel corso dell’assemblea di Confindustria e come ha più volte ricordato il nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un bene che ci auguriamo possano contribuire a tutelare, dopo sei anni di attesa, anche i giudici del Tribunale regionale amministrativo del Lazio, esaminando finalmente quel ricorso. In caso contrario, invitiamo fin d’ora il  dottor Trevisani a schierarsi al fianco degli autotrasportatori (e di tutti coloro che davvero vogliono la sicurezza)  in un’altra battaglia: quella per far sì che il ministero faccia partire un’ispezione per scoprire come mai, in sei anni, i signori giudici del Tar non abbiano trovato il tempo di esaminare un documento da cui possono dipendere moltissime vite umane”.

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