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Palenzona, l’inchiesta fa retromarcia. I magistrati: “Nessun favore alla mafia”

I giudici del Tribunale del riesame di Firenze hanno annullato il decreto di sequestro di atti, documenti e supporti informatici disposti nei confronti di Fabrizio Palenzona nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Dda di Firenze sulla presunta ristrutturazione di un debito di circa 60 milioni di euro che il gruppo dell’imprenditore Andrea Bulgarella aveva contratto con Unicredit, banca di cui Fabrizio Palenzona è vicepresidente. Secondo i giudici del Tribunale del riesame di Firenze gli elementi raccolti non sarebbero sufficienti per mantenere sequestrati i documenti mentre le prove portate dai difensori delle persone indagate avrebbero dimostrato che Unicredit non avrebbe mai approvato il piano di ristrutturazione. Fabrizio Palenzona, “alla guida” di Unicredit ma anche, come presidente onorario,  di Fai Conftrasporto,  era stato iscritto nel registro degli indagati dai magistrati della procura di Firenze per associazione a delinquere con l’aggravante di aver favorito la mafia  perché sospettato di aver  “aiutato” l’imprenditore Andrea Bulgarella,  ritenuto dagli inquirenti vicino ad ambienti di Cosa nostra, nel suo tentativo di rientrare da un debito da 60 milioni di euro con Unicredit. Dall’ordinanza del giudici del Tribunale del riesame di Firenze emergono in particolare due elementi. Il primo; Unicredit non avrebbe approvato alcun piano di ristrutturazione del debito che riguardava Bulgarella, anzi sarebbe stato chiesto che esso fosse ripresentato con una serie di “puntuali condizioni”; il secondo: la considerazione di cui lo stesso Bulgarella avrebbe goduto negli ambienti della banca “non era certamente quella di un imprenditore colluso con la mafia, ma l’esatto contrario”. E cioè quella, tracciata in una conversazione intercettata, del “più pulito dei costruttori siciliani”, costretto a lasciare l’isola per lavorare in Toscana. “Il tribunale di riesame di Firenze non poteva che prendere atto del fatto che il decreto di sequestro, oggi annullato, si fondava letteralmente sul nulla”, ha commentato l’avvocato Massimo Dinoia che con il collega Nono D’Avirro assiste Fabrizio Palenzona: “Non c’è neppure un vaghissimo fumus di reato”.

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