Strada Facendo

I trucchi dei camionisti per sfuggire ai controlli viaggiando per ore a tutta velocità

“Non sono dei maghi, non vestono smoking luccicanti, non sono circondati di vallette da tagliare a metà. Anzi spezzano le loro vite e quelle di tanti innocenti…”. Inizia così l’articolo – inchiesta a firma di Massimiliano Barberis pubblicato sul numero di giugno di Trasporto commerciale. Un articolo che, prendendo spunto da uno studio dell’Asaps, l’associazione sostenitori amici della Polizia stradale, pubblicando storie vere, fa salire sul banco degli imputati “gli autisti degli 800 chilometri in meno di 10 ore, quelli che da Salerno arrivano a Milano  con il carico di frutta o con le bisarche cariche di  auto appena arrivate al porto dalle fabbriche extraeuropee”. Un viaggio dove si incontrano calamite, bulbi contraffatti e doppi strumenti, per falsificare i dati e sfuggire ai controlli. Il risultato? Addio sicurezza e  la vita non conta più nulla. L’importante è stracaricare i tir (come fa Ugo, il camionista che da Battipaglia, 30 chilometri a sud di Salerno, parte per Milano con quasi 70 tonnellate di merci quando potrebbe caricarne solo 44); l’importante è viaggiare tutta la notte, senza mai fermarsi, come fa il camionista fermato da una pattuglia vicino a Trento e che, dopo essersi inventato due o tre versioni diverse  – “sono appena partito da una piazzola di sosta…”  ha confessato: con un caricabatterie veicolare per cellulari, due relais e una scheda madre di un cronotachigrafo azzerava tutti i dati.  E infatti il suo camion risultava aver viaggiato per appena 2 minuti… Storie di ordinaria illegalità al volante che continuano a ripetersi ogni giorno su strade e autostrade. Colpa dei troppi committenti che chiedono solo di pagare il meno possibile (meno anche di quanto stabilito dalla legge sui costi minimi della sicurezza) e di far consegnare la merce il più in fretta possibil (e chissenefrega se l’acceleratore di un bestione viene pigiato a tavoletta);  colpa dei troppi imprenditori di autotrasporto che invece di denunciare la committenza (la legge c’è, va solo applicata)  subiscono il ricatto diventando concorrenti sleali di chi applica le norme; colpa dei controlli assolutamente insufficienti, di pattuglie di Polizia stradale che si contano sulle dita delle mani. Colpa di una cultura della sicurezza stradale che nel nostro Paese viene alimentata solo a chiacchiere, mentre la gente continua a morire.

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