Strada Facendo

Pra, le tariffe aumentano del 30 per cento e intanto si sprecano milioni di euro

Rasentano il ridicolo le motivazioni addotte dal ministero dell’Economia e delle Finanze  per giustificare la firma del decreto con cui il governo ha aumentato del  30 per cento le tariffe sulle operazioni che verranno effettuate presso il Pra, il Pubblico registro automobilistico. Come giustificazione è stato infatti addotto il fatto che poiché l’Aci gestirà gratuitamente (sic!) la riscossione dell’Ipt, l’imposta provinciale di trascrizione dei veicoli per conto delle Province, diviene necessario garantire l’equilibrio economico finanziario del servizio. Burocratese utilizzato solo per nascondere l’esigenza di coprire “il buco” nei conti del Pra. Il governo dei tecnici e dei super esperti invece di porre fine al mantenimento di un doppio servizio pubblico (due archivi, doppie strutture, doppio personale, doppi documenti, doppi procedimenti, doppi costi) e di dare corso alla razionalizzazione e allo sportello unico in linea con  gli impegni assunti di fronte al Parlamento, non ha saputo trovare altra soluzione che scaricare sui cittadini e sui grandi utenti (primi fra tutti gli autotrasportatori, che più di altri necessitano di visure, immatricolazioni, variazioni) i costi di operazioni frutto solo di assurdi “doppioni. Alla faccia dei tagli e delle abolizioni previsti dalla spending review e dalla tante volte promessa razionalizzazione dell’apparato burocratico. Il Governo ha scelto di schiaffeggiare gli automobilisti e soprattutto le imprese di trasporto che saranno ancora costrette a dover sostenere  costi duplicati. Certo così è più semplice; non si fa fatica, non si scontentano le consorterie e si garantisce un introito annuo per l’Aci tra i 50 e i 60 milioni di euro. A coloro che sosterranno maggiormente le conseguenze di questo cadeau del governo dei tecnici uscente, non resterà che rammaricarsi di aver creduto alle promesse di interventi strutturali finalizzati ad aumentare l’efficienza e la competitività dei nostri trasporti e, di conseguenza della nostra economia.  Altro che incremento del Pil del 5 per cento come annunciato dal presidente del Consiglio  Mario Monti per effetto delle liberalizzazioni e razionalizzazioni: qui i soli valori incrementati sono quelli delle tasse. E l’Italia giocava alle carte e parlava di calcio nei bar… La cura dei tecnocrati italiani!

Paolo Uggé, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio

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