Strada Facendo

I conti dell’Aci sono in rosso? E il Governo aumenta del 30 per cento il Pra

“In questi ultimi mesi  si è molto parlato di tagli alla spesa pubblica, di riduzione dei costi della politica e di abolizione delle Province. Belle parole che nessuno ha però mai trasformate in fatti concreti. In compenso oggi scopriamo che il Governo invece di ridurre le spese della pubblica amministrazione tagliando un’inutile burocrazia, aumenta il carico fiscale a danno di cittadini e imprese per mantenere una doppia struttura burocratica”. Con queste parole Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Conftrasporto, ha commentato la sottoscrizione del decreto, firmato il 2 aprile il ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli, con cui il governo ha aumentato del  30 per cento le tariffe del Pra, il pubblico registro automobilistico. “Una decisione motivata, secondo rappresentanti del Governo,  dalla necessità di riequilibrare le entrate dell’Aci per la gestione del Pra e motivata anche dalla soppressione dei compensi che l’Automobile club d’Italia percepisce  dalle Province per l’incasso dell’Ipt, l’imposta provinciale di trascrizione”, sottolinea Paolo Uggé. “Ma non  sarebbe bastato eliminare un doppione che costa nel suo complesso più di 50 milioni di euro? Invece no: i grandi strateghi messi alla guida del Paese hanno deciso che nel comparto automobilistico ci devono essere due archivi e due strutture pubbliche per la messa in circolazione dei veicoli, con l’inevitabile  moltiplicazione dei costi e con la duplicazione di documenti e adempimenti: anziché semplificare tagliando spese e  doppioni burocratici si è deciso di far pagare agli utenti della strada i disavanzi economico finanziari dell’Aci”. E se è vero che  per ogni cittadino l’incremento risulta essere di pochi euro, Paolo Uggé fa notare che “per le imprese che operano nel trasporto professionale e che effettuano diverse operazioni il costo ammonta a più di 10 milioni di euro l’anno. Sarà pur vero che gli enti hanno incassato meno (a causa delle minori immatricolazioni), ma recuperare i mancati introiti pesando su imprese che a fatica restano sul mercato è semplicemente folle. Così non si aiutano le imprese, le si affossano. Il Governo sta continuando a scegliere una politica di penalizzazione del commercio e dell’uso dell’auto, con crescente danno per l’intera filiera d’imprese che opera nel settore,  sempre più in crisi di sopravvivenza come si legge dai dati statistici giornalieri”.

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