Detto questo, il rappresentante della Fai punta il dito contro le istituzioni. “Non mi risulta che le associazioni e gli operatori del settore dell’autotrasporto e della logistica siano mai stati interpellati per esprimere la loro valutazione sugli sviluppi del sistema ferroviario”, afferma Colato. “Si viaggia insomma per compartimenti stagni, mentre servirebbero progetti comuni e condivisi”. Eppure i temi in gioco sono importanti. In discussione c’è l’assetto futuro del trasporto delle merci non soltanto in Italia, ma nell’intera Europa. Per quanto riguarda gli operatori del settore, le richieste sono semplici, anche se Colato non entra nello specifico, perché “non abbiamo visto i progetti né ci hanno illustrato le prospettive”. In generale, gli autotrasportatori chiedono “una intermodalità efficiente tra ferro e gomma”, ovvero la possibilità di passare con facilità dalle strade alle ferrovie e viceversa, e “una viabilità altrettanto efficiente”. Alle parole, però, sottolinea il vicepresidente della Consulta nazionale, vanno dati contenuti precisi e concreti. “Avere un centro intermodale significa per esempio avere a disposizione i treni su cui caricare i camion e le merci a tutte le ore e non soltanto in certi orari”. Per quanto riguarda le linee ferroviarie, “visto che non ci hanno sottoposto i progetti, è chiaro che non ci pronunciamo”, ribadisce Colato. “È inutile fare auspici: noi avremmo bisogno di fare un discorso di comune interesse dove tutte le parti possano dare il proprio contributo”. La concertazione, insomma, è fondamentale. “Le infrastrutture per il trasporto delle merci non devono essere una prerogativa della Svizzera, ma devono rispondere alle politiche dell’Unione europea. Gli elvetici non riusciranno a raggiungere l’obiettivo di togliere i Tir dalle strade mettendoli sui treni se non concerteranno le loro politiche con l’intera Europa. Facendo prevalere le pur legittime esigenze particolari, non si va da nessuna parte”.