Dieci dicembre 2006, l’Italia è paralizzata. Gli autotrasportatori hanno deciso il fermo del trasporto ed è il caos. Niente benzina ai distributori, merci che scarseggiano nei negozi. Dieci dicembre 2011, l’Italia potrebbe restare nuovamente paralizzata da un nuovo fermo, che centinaia di operatori del settore, riuniti in assemblee spontanee in Sicilia, Campania, Marche e Abruzzo, Liguria, stanno chiedendo a gran voce alle associazioni di categoria. Autotrasportatori messi in ginocchio dalla crisi ma anche imbestialiti da scelte che sembrano fatte apposta per aggiungere al danno la beffa: aumento dei costi dei carburanti, cancellazione dei costi minimi perla sicurezza…. Il rischio di un nuovo blocco è davvero reale?
Sì, secondo Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto e vicepresidente nazionale di Confcommercio, secondo il quale una decisione potrebbe essere presa già nei prossimi giorni quando verrà convocata la riunione dell’esecutivo dell’ Unatras, l’unione delle associazioni dell’autotrasporto italiano, aperta ai rappresentanti territoriali.
Uggè, oggi sono in molti a chiedere a lei, come presidente di Conftrasporto, e i responsabili di altre associazioni di categoria di riproporre una simile “prova di forza. C’è davvero la possibilità che ciò accada? “Personalmente avrei già dichiarato lo stato di agitazione e preannunciato un fermo dei servizi di fronte a un atteggiamento del Governo che ha scelto di non perseguire la strada del confronto. Conftrasporto ha anche avanzato delle proposte sulla competitività a costo zero ma evidentemente non sono di interesse del Governo. Il momento è difficile e particolare e ogni azione condotta in solitudine è un però grave errore che rischia di essere pagato dalla categoria. Nei prossimi giorni valuteremo tutti insieme una posizione unitaria”
Il settore dell’autotrasporto sta pagando a carissimo prezzo questa crisi: diverse aziende hanno ridotto il numero di dipendenti, altre hanno chiuso, molte altre rischiano di fare la stessa fine… “Sempre più si registrano chiusure di aziende e il rischio di nuove chiusure è molto evidente. I dati in nostro possesso ci dicono che un buon 20 per cento delle imprese non arriveranno alla fine del prossimo anno. Ma a rischio sono quasi il 47 per cento. Il dato estremamente negativo è che queste imprese saranno sostituite da operatori che provengono da Paesi comunitari che sono più competitivi del nostro. Questo avrà delle ricadute pesantissime anche sui livelli occupazionali, i nostri lavoratori si troveranno senza posto di lavoro”.
In una situazione simile il Governo aumenta i costi dei carburanti, costi che oggi sono arrivati a incidere per il 50 per cento dei costi sul ricavo lordo di un trasporto. Come dare il colpo di grazia a un moribondo….. “La scelta di aumentare il costo del gasolio è illogica e contro la teoria della competitività. Oggi un pieno costa 130 euro in più. Ma se assumiamo a riferimento il differenziale che esiste tra il livello dell’accisa che l’Unione europea indica come medio e ciò che è il valore applicato in Italia, scopriamo che il differenziale è di 19 centesimi. Questo significa che un automezzo all’anno spende 7/8mila euro in più. Credo non serva altro per dimostrare quanto sia divenuta insostenibile la situazione. Ma, ripeto, l’autotrasporto deve restare in tutti i modi compatto”.
In molti chiedono il gasolio professionale anche per i Tir, come è già in uso per l’agricoltura e la pesca… Perchè per i trattori o i pescherecci sì e per i camion no? “Il gasolio professionale non si può ottenere in quanto è una competenza comunitaria che deve essere assunta all’unanimità. Il Governo italiano ha proposto tale ipotesi con i ministri Matteoli e Tremonti, ma altri Paesi non hanno acconsentito e quindi non si può agire su questo versante”.
A proposito di conti e di costi: il precedente governo aveva varato una legge per imporre i costi minimi per la sicurezza, per far sì che percependo una certa cifra al chilometri un’azienda potesse davvero far manutenzione ai camion, potesse davvero mettere al volante dei professionisti e non dei camionisti improvvisati quanto pericolosi….. Adesso questi costi minimi rischiano di scomparire…. “I costi minimi sono la strada giusta. Purtroppo il governo precedente non è riuscito a garantirne l’applicazione, anche perché le misure vedono coinvolti più dicasteri, la burocrazia è molto spesso lenta e poi, non nascondiamocelo, all’interno del Governo si trovavano anche persone molto vicine alle teorie della committenza. Ora il governo attuale tenta, sempre su spinta della committenza, addirittura di annullare i costi della sicurezza e questo è inaccettabile. Noi dobbiamo invece far sì che attraverso regole della sicurezza si determini un mercato sano e una situazione che garantisca il libero mercato da un lato e la sicurezza degli operatorie e dei cittadini italiani dall’altro. Noi crediamo che sia l’uomo a dover prevalere sul profitto. Temiamo che l’Esecutivo abbia altre idee e sia di parte. Non si spiega altrimenti perché la liberalizzazione senza regole debba essere applicata subito al trasporto su gomma e non al Trasporto pubblico locale, alle ferrovie, alle professioni… ”
Poi ci sono i costi delle assicurazioni, che si nono addirittura triplicati……”Ipremi assicurativi e quelli dei prodotti petroliferi aumentano quasi in modo univoco ma su questo l’antitrust e il governo tacciono…”
Lei ha messo sempre sul banco degli impitati anche i nuovi divieti di circolazione, entrati in vigore dopo che il Tar del Lazio ha accolto un ricordo del Codacons. Lei sostiene che il traffico e i pericoli aumenterano invece che diminuire: perchè? “Questa è una delle tante contraddizioni del Governo. Da un lato parla di maggior competitività; dall’altro riduce ancora i giorni, per ragioni di sicurezza, nei quali è consentita la circolazione dei mezzi pesanti. Ma così si riduce la competitività e non si aumenta. E comunque concentrando i viaggi in meno giorni avremo più camion sulle strade, più code, probabilmente più incidenti… Sarebbe poi interessante sapere se il concetto di sicurezza sia da applicarsi solo se lo domandano i Codacons con la richiesta di tener fermi i tir e non ai corrispettivi del trasporto che se non coprono i costi della sicurezza obbligano a comportamenti non rispettosi delle regole della sicurezza”.
In Italia l’85 per cento delle merci viaggia su gomma: un blocco del trasporto, soprattutto sotto Natale, significherebbe lasciare i negozi vuoti, i distributori a secco. I trasportatori si rendono conto che un loro sciopero colpirebbe in modo pesantissimo chi non ha alcuna colpa, i cittadini? “Nessun autotrasportatore vuol creare problemi ai cittadini, Anzi ,la sua missione è quella di risolverli. Ma quando non resta nessun’altra arma, prima di morire è giusto difendersi anche con una protesta. Magari scendendo in piazza a spiegare chiaramente ai cittadini chi è che realmente non vuole la sicurezza sulle strade…”
Molti suoi associati stanno contestando la manovra del Governo Monti che invece di favorire il lavoro detassando, aumenta tasse e costi deprimendo ancor di più lo sviluppo. Lei è d’accordo con queste critiche? “Sono perfettamente d’accordo questa è una manovra che ha rafforzato le banche, e forse questo era necessario, la grossa impresa (basti pensare che si concedono aiuti come l’Irap ma non si legano al mantenimento dei livelli occupazionali così si premiano due volte quelli che delocalizzano e fanno concorrenza alle imprese che operano in italia) ma si sta facendo pagare il prezzo ai cittadini e alle imprese medio piccole. La strada dei tagli intelligenti era quella da seguire. Ma evidentemente il Governo ha preferito la strada che rischia di far esplodere i conflitti sociali. A tale proposito il mio pensiero l’ho già chiaramente espresso: la risposta deve essere rapida e forte. Mi auguro che da parte del Governo e dei rappresentanti di categoria vi sia consapevolezza cha da questa partita si può uscire distrutti. E che mai come in questo momento occorrono compattezza, razionalità e correttezza”.