È questo, in sintesi il messaggio che il presidente della Fai della Liguria, Gioacchino D’Andria, ha inviato agli associati. Una lettera in cui il presidente regionale della federazione autotrasportatori italiani afferma di “non sentirsi di criticare coloro che, sfiduciati, dovessero aderire al fermo nazionale della categoria”, ma sottolinea “di non poter non chiedere agli stessi di fare un’attenta riflessione”. Su cosa? Presto detto. “Oggi siamo in presenza di una buona legge, voluta dal Parlamento italiano, approvata a larga maggioranza e finalizzata alla sicurezza sociale e stradale, a un recupero economico da parte dello Stato sui costi dell’incidentalità, nonché alla moralizzazione e alla crescita economica delle nostre imprese per una diversa ridistribuzione dei ricavi della filiera logistica”, scrive il presidente ligure della Fai. Ma oggi siamo anche già alla fase dei controlli per stanare coloro che non sono rispettosi della legge”. Da qui, l’invito accorato ai colleghi a “non fare come colui che stava attraversando il fiume, che aveva quasi raggiunto l’altra sponda e disse: “ sono stanco, torno indietro” e affogò. Noi tutti”, conclude la lettera, “dobbiamo invece dire “andiamo avanti” perché la meta è alla nostra portata, non facciamoci fuorviare dal canto delle sirene, dobbiamo essere uniti, decisi per raggiungere il risultato finale desiderato”. Insomma, ill fermo è assolutamente inutile, privo di positive aspettative per la categoria e per la già depressa economia del Paese. E la strada da percorrere per moralizzare il mondo dei trasporti e ridistribuire i ricavi della filiera è diversa. Anche se non priva di ostacoli visto che, come sottolinea nella sua lettera Gioacchino D’Andria, “occorre tener ben presente le mastodontiche forze delle lobbies che si contrappongono alla piena affermazione della normativa sulla sicurezza e sul riconoscimento dei costi minimi”.