Per una volta sono tutti d’accordo, o quasi: la benzina è troppo cara e il prezzo deve diminuire immediatamente. Lo urlano a gran voce le associazioni dei consumatori, come il Codacons che stima in 100 milioni la stangata di Ferragosto per il mancato adeguamento dei distributori al crollo delle quotazioni del petrolio. E al coro si unisce il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che definisce “inaccettabile” il ritardo delle compagnie nell’aggiustare i prezzi al ribasso.
Greggio che martedì è sceso sotto la soglia di 80 dollari al barile, per poi risalire leggermente. Quotazioni che avrebbero dovuto far diminuire, secondo la stima di Federconsumatori e Adusbef, il prezzo della benzina di almeno 14 centesimi. Un taglio di questo tipo avrebbe compensato oltre metà degli aumenti dell’ultimo anno, che secondo le ultime stime della Coldiretti Lombardia, ammontano a circa 20 centesimi al litro e pesano tra i 210 e i 230 euro l’anno ad automobilista. Un vero e proprio salasso che ha spinto il Codacons a chiedere a oltre cento Procure il sequestro dei depositi dei grossisti e delle pompe di benzina per supposto aggiotaggio. Oltre ai consumatori, chiede i ribassi anche il ministro dello Sviluppo economico: “È necessario un ulteriore e immediato sforzo da parte di tutta la filiera”, ha detto Paolo Romani, “prime fra tutte le compagnie, a cui è richiesto di recepire e adeguare con la massima tempestività le variazioni monitorate sui mercati a monte della filiera, onorando l’impegno più volte preso”. L’invito viene accolto dall’Unione petrolifera, che rivendica negli ultimi giorni “ripetute riduzioni dei prezzi interni, probabilmente non ancora percepite dai consumatori”. La presa di posizione di Romani non basta, invece, alle associazioni, con il Codacons che invita il Governo a “fare qualcosa”, per esempio tagliando le accise che pesano per il 60 per cento sul prezzo dei carburante. Un altro suggerimento riguarda la patrimoniale, da inserire nella manovra correttiva, ma solo a carico delle compagnie petrolifere.