La sentenza nasce dal ricorso dall’associazione di consumatori belga Test Achats, che da più di 15 anni si adopera per impedire che le compagnie di assicurazione possano legare l’entità dei premi a fattori che indipendenti dal comportamento individuale, come l’età, il sesso e lo stato di salute.
“Le compagnie”, come spiega il portale Altroconsumo.it, “assicurative europee non potranno più avvalersi di un metodo di calcolo dei premi e delle prestazioni basato sul sesso del cliente, come è avvenuto fino a oggi, in virtù della scappatoia lasciata ai legislatori nazionali di applicare la norma europea in modo graduale con periodi transitori. Gli assicuratori non potranno più giustificare la differenza di trattamento uomo donna con le loro statistiche: in particolare, sul fatto che in media le donne vivono più a lungo degli uomini. Quindi, sul fronte delle polizze vita dovrebbe esserci una riduzione dei premi (oggi basati per lo più sulla maggiore aspettativa di vita del gentil sesso). Insomma, le tariffe unisex che scaturiranno da questa sentenza, non dovrebbero provocare un innalzamento dei premi. Nel campo dell’Rc auto basterà applicare il sistema del bonus malus che tiene conto del comportamento individuale indipendentemente dal sesso. Anche per le polizze malattia non dovrebbero esserci effetti negativi per le tasche degli assicurati”.