La stima dei ricavi per quest’anno è di 594 miliardi, mentre il costo totale del carburante graverà per 166 miliardi; gli 8,6 miliardi di utili equivalgono a un profitto netto dell’1,4 per cento.
“I fermenti politici nel Medio Oriente hanno fatto salire il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari a barile”, ha spiegato il direttore generale e amministratore delegato della Iata, Giovanni Bisignani, “molto più degli 84 dollari stimati a dicembre. Al tempo stesso, si prevede che l’economia globale cresca quest’anno del 3,1 per cento, meglio di quanto si pensava tre mesi fa ma potrà compensare solo in parte la crescita dei costi”.
Il numero uno della Iata ha detto che la stima di minori utili è stata fatta a un costo medio del petrolio per il 2011 a 96 dollari a barile per il Brent (dagli 84 dollari di dicembre).
Pur tenendo conto delle scorte di carburante acquistate nei momenti in cui i prezzi sono più bassi (fuel hedging) e che rappresentano circa il 50 per cento dei consumi previsti, questo comporterà per il settore un aumento della spesa per il carburante di 10 miliardi di dollari, per un totale di 166 miliardi. Rispetto ai livelli raggiunti nel 2010, la Iata prevede che il prezzo del petrolio sarà più alto del 20 per cento nel 2011. Attualmente si stima che il carburante rappresenti il 29 per cento del totale dei costi operativi (rispetto al 26 per cento del 2010).
L’incremento previsto del Pil “è di buon auspicio per il mantenimento di una forte domanda di trasporto aereo”, ha sottolineato Bisignani, per cui la Iata ha corretto le previsioni di crescita della domanda passeggeri al 5,6 per cento (dal 5,2 per cento) e delle merci al 6,1 per cento (dal 5,5 per cento). Nel 2011 si stima un aumento della capacità di poco superiore al 6 per cento di cui il 5 per cento verrà dai 1.400 nuovi velivoli che entreranno a far parte della flotta nel 2011 con un rendimento in crescita dell’1,5 per cento.