“Quale momento migliore di quello attuale, con la questione inquinamento sotto i riflettori, poteva capitare al ministro dell’Ambiente per rilanciare la sua “grande trovata” di obbligare gli autotrasportatori a installare dei filtri antiparticolato sui mezzi pesanti?”. A porsi la domanda è il presidente nazionale di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, secondo il quale “la proposta, che – sia ben chiaro – è di per sé condivisibile, diventa però del tutto inutile se non viene collegata a un piano generale che deve essere definito con tutte le realtà interessate. Così”, commenta sempre Paolo Uggè, “rischia solo di essere una nuova occasione per far vedere che esiste un ministero che si occupa dei problemi ambientali. Forse il ministro vuole, dopo la sovraesposizione mediatica del suo collega Tremonti grazie alla recente iniziativa del viaggio in treno, trovare a sua volta spazi sui media con il rilancio di una iniziativa che è solo comunicazione?”.
“Come sosteniamo da sempre la questione non si risolve sprecando denaro pubblico o costringendo le imprese a sostenere i costi per l’installazione dei filtri antiparticolato. Occorre un vero intervento strutturale di sistema che affronti i grandi problemi: a partire dal declino del trasporto ferroviario, in diminuzione per le scelte fatte dai vertici delle Ferrovie dello Stato; per proseguire con la mancata attuazione di una politica di potenziamento delle Autostrade del mare; con la mancata predisposizione di un piano nazionale vincolante per la mobilità urbana senza una logica premiale; con la mancanza di controlli idonei a far rispettare le norme sulla circolazione che incrementerebbero la competitività della modalità di trasporto alternativa alla gomma”. Commentando la proposta del ministro all’Ambiente, Paolo Uggè ha inoltre denunciato la mancanza di un’azione a livello comunitario che favorisca condizioni economicamente valide per la sostituzione del parco circolante; la mancanza di volontà nell’affrontare lo sviluppo della logistica, che metta fuori mercato il trasporto in conto proprio per i veicoli di portata superiore alle 12 tonnellate che percorrono chilometri a vuoto. “Tutte proposte queste”, ha concluso il presidente nazionale di Fai Conftrasporto, “già avanzate quasi una anno fa da parte della nostra associazione, ma rimaste senza risposta da parte del ministro dell’Ambiente che pure dovrebbe ben sapere una cosa: ovvero che il diesel è responsabile per il Pm10, secondo dati dell’Arpa della Lombardia, per circa il 30 per cento. Fatte le dovute proporzioni sui mezzi pesanti in circolazione emerge che la partecipazione all’inquinamento risulta essere inferiore al 10 per cento. Eppure, nel “mirino” del ministro continuano a esserci soprattutto i camion e gli autotrasportatori i quali – il ministro lo dovrebbe sapere – non hanno scelto di far muovere su gomma l’economia nazionale. In un momento nel quale si affaccia la ripresa economica, l’idea di intervenire sull’elemento che incide in modo significativo sulla competitività non appare certo una scelta avveduta”.