Sono cambiate le regole per l’accesso delle merci nel centro storico di Como. Ora fornitori e corrieri possono entrare entro le mura della città lombarda solo dalle 5 alle 10.30 e devono comunque richiedere un’autorizzazione. In parallelo è stato avviato un progetto di cityporto. Ecco cosa ne pensa il comasco Giorgio Colato (presidente regionale della Fai, Federazione autotrasportatori italiani), da una vita nel mondo dell’autotrasporto e che dopo undici anni di Comitato Centrale dell’Autotrasporto è stato nominato dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, nell’esecutivo della Consulta generale per autotrasporto e logistica, ossia il massimo organo italiano in materia.
Da Roma al Lario, dove le cose non vanno proprio bene sul fronte della movimentazione delle merci? Iniziamo con il centro storico. “Il cityporto così come è stato fatto è tutto sbagliato”, dice Colato. “È stata presa come esempio la città di Padova perché ha un centro storico chiuso alle auto, ma Padova ha anche un interporto tra i maggiori d’Italia. Perché trasbordare poi le merci dei corrieri in un capannone di Lazzago, non si poteva farlo a Lariotir?”.
Il cityporto prevede l’accesso entro le mura con mezzi ecologici che partono da un centro di raccolta unico per tutti i corrieri espressi. “Nessuno ha pensato di coinvolgere gli autotrasportatori nel progetto. Anche per la gestione”, prosegue, “la Csu non si può occupare di tutto, parcheggi, piscine, cimiteri… per muovere le merci servono degli addetti ai lavori”.
Bocciato il cityporto, Colato parla di ferrovie. A Lecco in dicembre è stato firmato un protocollo per lo sviluppo delle strutture logistiche dello Scalo merci ferroviario di Lecco Maggianico e del polo del Bione. “È vero, mentre a Como non c’è ancora un polo di interscambio tra ferro e gomma ed è assurdo alla vigilia di una vera e propria rivoluzione del trasporto, ossia dell’apertura dell’AlpTransit”.
L’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo, ha parlato di più interporti sul territorio regionale. A Como dove potrebbe sorgere? “Erano state individuate delle aree a Turate e a Carimate”, spiega Colato. “Di certo non a Ponte Chiasso, l’ho sempre detto. Lo stesso studio dell’Insubria per verificare la fattibilità dell’interporto a Ponte Chiasso fu uno sperpero di denaro pubblico. Ma a Como si dorme troppo”.
In che senso? “Le terre di frontiera sono sempre state ricche. E le dogane fonte di ricchezza, di entrate. Voi sapete che ogni anno vengono incamerati dallo Stato 600 milioni di euro? E questo solo per la mobilità delle merci. È possibile che i nostri amministratori non siano in grado di chiedere che parte di questi soldi vengano investiti sul territorio?”.
In Svizzera le infrastrutture le realizzano e volevano anche estendere i divieti sui Tir. “Al momento siamo riusciti a congelare la situazione grazie all’intervento del prefetto, ma si deve essere sempre vigili”.