Decisamente singolari le motivazioni addotte quale giustificazione del gesto della cliente dall’avvocato difensore di Miranda. La Chapman ha infatti ammesso di aver commesso il reato di guida pericolosa e oltraggio alla pubblica decenza, ma l’avvocato Judith Birbeck ha spiegato che la sua cliente era di ritorno da acquisti a Carlisle (in particolare aveva comprato un girello per suo nipote), ma nel viaggio di ritorno era stata turbata da tre telefonate. La prima era di sua figlia che aveva avuto problemi di salute e che gli annunciava di essere di nuovo incinta, la seconda di suo figlio, un militare che spiegava alla madre che sarebbe partito per l’Afghanistan – la Chapman aveva tra l’altro perso un parente in Afghanistan – la terza del padre disabile, che le chiedeva di tornare subito a casa perché non trovava più delle cose importanti. E così, per vincere lo stress, la donna avrebbe pensato di praticare un po’ di autoerotismo. Sì, ma perché la signora viaggiava senza pantaloni e mutandine? Semplice, ha risposto l’avvocato, “la mia cliente soffre di incontinenza durante la guida e così ha pensato di togliere pantaloni e mutande, semplicemente per avere una guida più confortevole”.
Insomma sarebbe stato soltanto un momento di follia, ma comunque avvenuto nella privacy dell’auto della donna e per pochi minuti. L’avvocato ha sostenuto inoltre che la donna non si voleva fare notare dagli altri automobilisti e dai camionisti. La donna, tra l’altro aveva subito una violenza nel recente passato ed era dimagrita di diversi chili, tutte cause di stress.
Il processo è stato rinviato all’8 ottobre: eviterà sicuramente il carcere, ma potrebbe essere condannata a un periodo di lavori socialmente utili. Fino alla sentenza non potrà comunque guidare. E il camionista? Kitchen, autista da vent’anni ha così commentato: “Sono rimasto stupito e sconvolto quando ho visto quello che stava facendo. E se io fossi rimasto coinvolto in un incidente causato dal comportamento della donna?”