È stata nuovamente rinviata l’entrata in vigore del nuovo regime restrittivo per i taxi con autovettura e le auto a noleggio con conducente introdotto a fine 2008, provvedimento contro il quale hanno manifestato i noleggiatori nei giorni scorsi a Roma chiedendo al Governo di abrogare definitivamente le norme che mettono a rischio 100mila posti di lavoro. Il decreto legge incentivi, varato venerdì scorso dall’Esecutivo, non risolve certo alla radice il problema, ma prevede un ulteriore slittamento delle misure che altrimenti sarebbero entrate in vigore dal primo aprile. L’obiettivo del rinvio è quello di prendere tempo per arrivare a una soluzione condivisa e concordata non solo tra le istituzioni interessate (Regioni, Comuni e Province) ma anche tra le associazioni di categoria del settore taxi e del noleggio con conducente, e questo attraverso un tavolo tecnico con la partecipazione di tutti i soggetti interessati. Gia nel decreto Milleproroghe di quest’anno era previsto uno spostamento dell’entrata in vigore delle norme al 31 marzo. Le norme imputate prevedono che l’impresa Ncc (noleggio con conducente) con autorizzazione del Comune di Roma o di Milano, preso o lasciato il proprio cliente prenotato a Fiumicino o a Linate, prima di prenderne un altro dovrà tornare al proprio garage, magari all’altro capo della città. Dovrà inoltre avere una sede con ufficio solo nel Comune di rilascio, oltre alla rimessa e non potrà aprire sedi secondarie oltre a quella del Comune che ha rilasciato l’autorizzazione, nemmeno se l’autorizzazione è in cooperativa. Un’impostazione pesantemente criticata dai responsabili di Fai trasporto persone, perché, come ribadito dal presidente nazionale Paolo Uggé, “va esattamente nella direzione opposta a quella del libero mercato garantito a tutti coloro che intendono gestire un’attività imprenditoriale, nel rispetto dei principi comunitari”. In altre parole significa negare, per legge, il diritto d’impresa a chi noleggia auto”. E lo stesso decreto legge incentivi ora evidenzia come la normativa presenti “notevoli profili di criticità sia sotto il profilo costituzionale sia comunitario”, e come “risulti di problematica attuazione”. Risultato: la sospensione dell’entrata in vigore della stretta, “al fine di arginare la confusione che deriverebbe dall’applicazione della misura nella sua attuale formulazione, con i conseguenti effetti negativi che interesserebbero gli enti locali competenti nella gestione pratica dei problemi, inevitabilmente causati dal caos interpretativo”. Il tutto in attesa che la norma venga riformulata, come previsto dal Protocollo d’intesa siglato lo scorso 10 febbraio dal ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Altero Matteoli.