In Italia il 57 per cento delle flotte di veicoli per il trasporto merci utilizza pneumatici ricostruiti. Un dato che l’Airp – Associazione italiana ricostruttori pneumatici – definisce apprezzabile, ma non pienamente soddisfacente. Anche perché in altri Paesi europei l’utilizzo di queste gomme è decisamente superiore: in Francia, per esempio, la percentuale è addirittura dell’89 per cento, in Svezia dell’87 e in Germania dell’83.
L’Italia, secondo l’Airp, può fare di più, anche perché i benefici sono notevoli. A cominciare dal contenimento dei costi dell’autotrasporto, che nel nostro Paese sono tra i più onerosi d’Europa, e continuando con la salvaguardia dell’ambiente. La ricostruzione di pneumatici – spiega l’Airp – consente una notevole diminuzione dell’utilizzazione e delle importazioni di materie prime, un’importante riduzione dei consumi di petrolio e un risparmio consistente anche per gli autotrasportatori che decidono di utilizzare pneumatici ricostruiti. Lo pneumatico ricostruito costa infatti meno di uno pneumatico nuovo poiché il processo di ricostruzione prevede il riutilizzo delle strutture portanti ancora integre, che rappresentano circa il 70 per cento del valore di uno pneumatico.
Lo pneumatico ricostruito, spiega sempre l’Airp, è un prodotto sicuro e perfettamente compatibile con la scelta di soluzioni rigorose dal punto di vista tecnologico e per di più performante come lo pneumatico nuovo e di qualità. D’altra parte gli pneumatici per l’autotrasporto delle più importanti case costruttrici sono progettati per essere ricostruiti più volte. Secondo l’Airp è pertanto del tutto evidente che la quota della ricostruzione nel nostro Paese dovrebbe aumentare consentendo di sfruttare fino in fondo le potenzialità di un prodotto di larghissima diffusione.