Inoltre la misura sarebbe tecnicamente ingestibile ed impraticabile a meno di non tornare ad un regime di prezzi amministrati. In questo caso”, prosegue De Vita, “il Governo dovrebbe assumersi in pieno la responsabilità di una simile scelta e delle sue inevitabili conseguenze.
Come già accaduto nel caso della Robin Tax nel 2008 e 2009”, ricorda De Vita, “ancora una volta il modo più facile e immediato per fare cassa sembra quello di colpire il settore petrolifero nella certezza di trovare il plauso dell’opinione pubblica e delle solite associazioni dei consumatori. In realtà un’analisi seria della situazione del settore, tenendo conto anche dell’attuale andamento economico, evidenzierebbe l’assenza di benefici per l’erario.
L’Unione Petrolifera”, conclude De Vita, “chiede pertanto al Governo di smentire tali anticipazioni e di impegnarsi, come si è iniziato a fare con il Ministero dello Sviluppo Economico, sia per una seria e non demagogica verifica dell’andamento dei prezzi in Italia rispetto ai mercati internazionali sia per la soluzione dei veri problemi del settore, l’unico modo per evitare il disimpegno delle aziende dal mercato nazionale”.