Un gruppo di un centinaio di lavoratori si è infatti radunato davanti all’Ambasciata italiana per scandire slogan ed esibire cartelli contro la Fiat e il piano di rilancio Chrysler presentato da Marchionne ad Aburn Hills, in Michigan. La protesta proviene dal sindacato Usa Teamsters, che rappresenta anche gli autotrasportatori. Secondo il sindacato, la riforma Marchionne relativa alla consegna delle automobili alle concessionarie comporterà un drastico taglio dei trasporti con le bisarche e quindi la perdita di migliaia di posti di lavoro all’interno di aziende che vivono grazie all’indotto di Chrysler. Per non parlare della sicurezza delle auto che, secondo il sindacato, “corrono il rischio di essere danneggiate se non affidate a professionisti dell’autotrasporto”. Proprio per questo lo slogan della protesta era: “Fiat: auto danneggiate già alla consegna?”.
I lavoratori hanno consegnato all’Ambasciata italiana una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per esprimergli la loro preoccupazione. “Il piano Fiat”, scrive nella lettera il presidente di Teamsters, Jim Hoffa, “taglia o mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Ci spiace constatare che miliardi di dollari dei contribuenti americani non siano utilizzati in entrambe le sponde dell’Atlantico per mettere a punto un piano di rilancio sostenibile in Fiat-Chrysler”.
“Solo in ottobre nel nostro settore sono andati persi 400 posti di lavoro”, ha detto Fred Zuckerman, direttore della divisione autotrasportatori di Teamsters, “e sono almeno 6.000 quelli persi nell’ultimo anno. Ci rendiamo conto che è una conseguenza della crisi economica, ma il piano Fiat per quanto riguarda il sistema di consegne alle concessionarie di vendita prevede un taglio inaccettabile tra gli autotrasportatori americani”.