L’Unione petrolifera giudica poi errato metodologicamente “sommare variazioni percentuali di indicatori diversi (greggio e cambio in questo caso) e applicare tale percentuale sul prezzo industriale (al netto delle tasse) per quantificare gli scostamenti. Tale criterio non ha alcun senso dal punto di vista dell’analisi economica. Tenendo correttamente conto dell’andamento dei prodotti nel periodo indicato dalle associazioni dei consumatori (16 ottobre 2008-23 ottobre 2008), emerge come le quotazioni internazionali della benzina espresse in euro/litro, tenendo quindi conto dell’effetto cambio, oggi siano superiori a quelle dello scorso anno in una misura pari a 1,6 centesimi euro/litro, a fronte di un prezzo interno (al netto delle tasse) oggi inferiore di un millesimo euro/litro rispetto al 2008”.
Dura quindi la conclusione dei petrolieri: “Si può dunque affermare che i 7 centesimi euro/litro di calo possibile indicati dai consumatori sono frutto di conti fantasiosi e assolutamente distanti dai dati reali”.