Una marea rossa che corre lungo le strade di Parma, ma anche delle province di Mantova e Piacenza, dentro le grandi vasche dei 120 rimorchi destinati a fare la spola fra i campi, quattro laboratori per la lavorazione, e i giganteschi capannoni di Basilicanova alle porte di Parma, a una dozzina di chilometri dal capoluogo, dove i prodotti vengono stoccati, ma anche etichettati e suddivisi per partire per la destinazione finale: ipermercati, supermercati e negozi. Una flotta di mezzi (oltre ai rimorchi ci sono 80 autocarri) che la famiglia Sani ha sempre voluto colorata di rosso, esattamente come il prodotto simbolo della propria attività da sempre mirata sull’agroalimentare, pur senza disdegnare il trasporto di altri prodotti (dai vini all’olio e all’acqua, ma anche al pesce…) soprattutto nei viaggi di ritorno, per non farli col rimorchio inutilmente “vuoto”. “Una “flotta” che all’inizio era composta da un solo mezzo”, come ha raccontato tempo fa Giampietro Sani che così come i fratelli Franco e Ivo (“tutti e tre rigorosamente figli d’arte…”) i camion li ha guidati, fino alla fine degli anni 90, quando le nuove dimensioni raggiunte dall’azienda hanno “costretto” i tre fratelli a scendere dalla cabina per guidare diverse aree: Franco responsabile acquisti gestione pomodoro fresco e manutenzione veicoli, Ivo responsabile packaging e manutenzione e Giampietro responsabile amministrazione e transportation planning. “Si trattava di un vecchio autocarro, un residuato bellico della seconda guerra mondiale, col quale nostro padre cominciò a consegnare merci varie, compresi i prodotti della terra, in Val Baganza e nelle vallate limitrofe. Lo sviluppo industriale del dopoguerra alcuni anni più tardi permise poi a nostro padre di acquistare un nuovo mezzo, consentendogli d’inserirsi nel mondo dei trasporti ortofrutticoli destinati ai mercati generali del nord Italia fornendo inoltre, nel periodo estivo, l’approvvigionamento del pomodoro fresco da industria”. Un importante passo in avanti, certo, ma che oggi rischia di apparire poca cosa rispetto alla crescita esponenziale che avrebbe fatto registrare l’attività in seguito grazie all’ingresso in azienda dei tre figli, negli anni 80: tre fratelli tanto entusiasti quanto determinati nel dare un ben preciso indirizzo commerciale all’azienda di famiglia, specializzandosi nel settore dei prodotti alimentari, con l’obiettivo di fornire alla clientela un servizio di trasporto e groupage organizzato, una logistica integrata, il packaging… Perché già allora a Franco, Ivo e Giampietro Sani appariva chiarissimo come l’efficienza si misurasse in termini di produttività, affidabilità, performance, sicurezza. E come solo con la capacità di “fare sistema” per supportare cicli elevati e ridurre i tempi di lavorazione si potesse tradurre in crescita economica e professionale. Per loro stessi, per i propri dipendenti destinati a crescere numericamente, fino a toccare le 200 unità, fra lavoratori diretti e indiretti, nei periodi più “caldi” dell’anno, ma anche professionalmente, attraverso corsi di formazione con particolare attenzione alla messa in sicurezza dei carichi e alla guida sicura. Dipendenti selezionati con la massima cura dalla famiglia Sani, nella convinzione che “solo con le migliori risorse umane e con un gioco di squadra in cui ognuno conoscere il proprio ruolo e sa ricoprirlo al meglio si realizza il miglior lavoro. Che poi si trasforma in una buonissima reputazione che, a sua volta, aiuta ad acquisire nuove professionalità, oltre a fidelizzare clienti felici di potersi sentire sereni, sicuri che qualcuno realizzerà per loro tutto quanto promesso, esattamente come concordato”. Una serie di traguardi raggiunti grazie all’esperienza, alla passione e all’impegno che ogni giorno sembrano “ricaricarsi” come per incanto, ma anche grazie all’innovazione tecnologica. Il che significa anche acquistare nuovi mezzi, destinati probabilmente in futuro a non essere più rossi ma bianchi. Come l’arrivo nella flotta, anc he di mezzi Lng, ovvero alimentati a gas naturale liquefatto, a conferma di una grande attenzione per l’ambiente. Veicoli questa volta di color biancom perché, come aveva spiegato sempre Giampietro Sani, “se il rosso della polpa dei prodotti che trasportiamo è sempre straordinariamente vivo, quello delle carrozzerie tende invece a stingersi, perdendo quella vivacità cromatica che ha affascinato anche uno dei più grandi poeti al mondo”. Veicoli ad alta tecnologia, così come quella installata in alcune delle aree stoccaggio e deposito merci della la Sani Trasporti, che dispone di oltre 100mila metri quadrati di capannoni dislocati in posizioni strategiche per una capienza complessiva di 220mila euro pallet: una tecnologia che non consente solo per esempio di “distribuire” montagne di prodotti in partenza per centinaia di destinazioni diverse dal centro al nord Italia, ma anche di “avere, grazie al satellite, una mappatura in tempo reale, durante la raccolta dei pomodori, di tutti i campi che i camion devono raggiungere per lasciare la vasca vuota, da riempire, e per agganciare il carico pronto. E, ancora, una tecnologia che permette, nei capannoni di stoccaggio, di “scomporre” e “ricomporre” i quantitativi in partenza, modificandoli a seconda delle diverse richieste, o di applicare etichette in lingue diverse, a seconda dei mercati stranieri ai quali sono destinate, grazie alle linee di confezionamento automatizzate. Realizzando operazioni di confezionamento, imballaggio, etichettatura e controllo qualità delle merci. Il tutto garantendo la stessa assoluta qualità che caratterizza ogni operazione riguardante la movimentazione e lo stoccaggio, eseguite seguendo le regole dettate dalla normativa igienica alimentare secondo la metodologia alimentare Haccp e assicurando la tracciabilità dei prodotti alimentari. Ma anche la stessa identica qualità nel lavoro che ogni giorno, durante la stagione della raccolta di pomodori, permette di far uscire dai capannoni e dai piazzali diretti verso i campi di oltre 100 coltivatori le grandi vasche in acciaio inox per uso alimentare (dotate di particolarissime “culle” che impediscono ai carichi di restare schiacciati) perfettamente igienizzate, talmente pulite da far dire, copiando lo slogan di una vecchia pubblicità tv, “che in quei camion ci si potrebbe anche mangiare dentro…”. Mezzi perfettamente puliti ma anche sottoposti, grazie alle officine meccaniche interne, alla miglior manutenzione che si possa effettuare, per consentire che ogni giorno vengano percorsi, in sicurezza, oltre 35mila chilometri lungo strade e autostrade, per far sì che montagne di pomodori, ma anche altri prodotti agroalimentari, arrivino puntuali sugli scaffali della grande distribuzione e quindi sulle tavole di milioni di italiani. Ma anche oltre confine, dove la Sani Trasporti è diventata protagonista, negli ultimi anni, di importanti accordi a Monaco. “Gettando le basi per poter operare anche nel Nord Europa”, vome aveva confermato Giampietro Sani, “consegnando direttamente passate, salse, sughi già pronti e concentrati, direttamente con i nostri mezzi, sfruttando in particolare il trasporto combinato camion treno. E questo grazie alla possibilità di giocare un’altra grande “carta” presente sul territorio di Parma: l’interporto, realizzato all’uscita autostradale di Parma Ovest, all’interno del quale la Sani dispone di 15mila metri quadrati di capannoni”. Un interporto rilanciato grazie alla capacità di guardare oltre di un imprenditore collega e amico, Leonardo Lanzi, partner di Sani e di un terzo operatore emiliano, La Due Torri, in Dls, in un’iniziativa “messa in carreggiata” a inizio 2017 per aprire, grazie al gioco di squadra, nuove strade in Europa…. In particolare in Germania, dove la famiglia Sani ha giocato un’arma segreta: il ketchup italiano, prodotto da una celebre azienda della regione. “Ne abbiamo portato con noi un bel po’ di vasetti di vetro a sera a cena in una nota birreria di Monaco, e l’abbiamo fatta assaggiare ai tanti clienti seduti ai tavoli. Avreste dovuto vedere le espressioni dei loro volti… Estasiati….”, aveva raccontato, chiudendo l’intervista, Giampietro Sani. Roba che, se fosse stato presente un poeta cileno fra i più grandi di sempre, probabilmente avrebbe forse scritto un’altra ode….
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