Chi conosceva bene Duilio Balducchi, presidente onorario della Fai nazionale scomparso alla fine di marzo, strappato all’affetto dei suoi cari e a quello di moltissimi amici dal virus maledetto della polmonite che in Bergamasca ha compito una vera strage, non ha certo faticato a capire il perché di quel disegno sull’ultimo camion acquistato dall’azienda di famiglia e posteggiato vicino alla Basilica di Santa Maria a Lovere dove, “sorpassati” i divieti imposti dal locdown per l’emergenza Coronavirus, la famiglia ha finalmente potuto far celebrare quella funzione religiosa vietata invece all’indomani della sua scomparsa. Un’Araba fenice accanto al volto di quello che, per tutti, è sempre stato solo e semplicemente Duilio, per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, destinazione Paradiso, ma soprattutto per far continuare a viaggiare, grazie a quell’immagine destinata a percorrere ancora centinaia di migliaia di chilometri, un messaggio che Duilio Balducchi ha fatto proprio per una vita intera, trasmettendolo a tutti: la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, la capacità di rinascere dalle proprie ceneri. Esattamente come l’Araba Fenice, uccello mitologico che uno dei figli di Duilio, Achille, ha scelto per far decorare, all’artista toscano Mario Leuci, la cabina del nuovo camion, insieme ad altre immagini: quella del primo barcone, chiamato Gioia (il secondo sarebbe stato battezzato proprio Duilio), utilizzato dal nonno paterno per trasportare il cemento attraverso il lago d’Iseo; le immagini dei primi camion acquistati; una riproduzione di una foto che vede un giovanissimo Duilio in compagnia di quella che sarebbe diventata l’adorata compagna di una vita intera, la “sua” Eugenia. Immagini che in molti si sono fermati ad ammirare al termine della cerimonia per ricordare un uomo che ha sempre saputo imparare prima e insegnare poi ad accettare ogni situazione, anche quando appare scomoda, difficile, addirittura insuperabile, per poter reagire e poi rialzarsi più forti di prima. Una messa celebrata dal parroco di Lovere, don Alessandro e dal nipote di Duilio, Padre Giuseppe Bettoni, fondatore dell’Arche’ a Milano che ha fatto a sua volta, con le parole, un”ritratto” di Duilio nella sua semplicità e onestà, della sua vita dedicato alle sue due famiglie: quella della moglie, dei figli, dei nipoti, e quella della federazione, presente alla funzione con gli amici di una vita. A cominciare da Antonio Petrogalli, presidente della “cugina” Fai di Brescia, “compagno di viaggio” per decenni nelle tante vicende vissute nella federazione nazionale che ha ringraziato i familiari “per averlo prestato alla Fai per tanto tempo, tempo che ha tolto ai suoi cari per seguire gli ideali fermi e sinceri che ha sempre condiviso in Fai”. Un ricordo commosso, quello di Antonio Petrogalli, così come quello di Romano Bianchi, altro “compagno di tante battaglie”, fratello di Alfredo Bianchi, presidente della Fai bergamasca, scomparso a febbraio, al quale Duilio Balducchi era stato vicino nelle ultime settimane. Prima di andarsene a sua volta, lasciando un vuoto impossibile da colmare per moltissimi altri amici della federazioni presenti alla cerimonia: il presidente della Fai di Bergamo Giuseppe Cristinelli, la direttrice Maura Baraldi, il segretario Doriano Bendotti, il presidente onorario Valter Giupponi, oltre a diversi consiglieri della Fai di Bergamo e Brescia, l’amico Claudio Fraconti, vicepresidente nazionale e ai titolari di molte imprese di trasporto locali e provinciali. Persone che hanno voluto bene a Duilio Balducchi. E che sono state tantissime. Come testimoniano le condoglianze fatte, pochi giorni dopo la scomparsa, al figlio Achille da un ragazzo, da lui appena conosciuto, affezionatosi a Duilio Balducchi “perchè gli era stato vicino in un momento particolarmente difficile” e che “considerava quasi un secondo papà. Un uomo al quale”, aveva confessato quel ragazzo, “si era rivolto spesso per avere un consiglio, un sostegno”. Come quelli che “nonno Duilio” non aveva mai risparmiato ai figli così come ai nipoti : Elena, che era orgogliosissimo di avere al proprio fianco, insieme ai figli, in azienda; Nicole o il più piccolo, Michele, 10 anni, protagonista di un breve ma profondo intervento in chiesa, per “salutare quel nonno capace sempre di aiutare tutti” che ha strappato una lacrima a più di una persona.