Chi ha qualche anno “in più” e ha avuto la fortuna di avere al governo (o all’opposizione) validi esponenti politici, a volte addirittura straordinariamente capaci, li rimpiange. Un rimpianto destinato a diventare fortissimo soprattutto facendo un paragone fra politici come Berlinguer De Gasperi, Fanfani, Craxi e molti attuali parlamentarie e senatori, uomini di del Governo….. Fra chi avverte, fortissimo, questo rimpianto c’è anche Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio che la sua delusione nei confronti dell’attuale politica (paragonata a quella di 30 o 40 anni fa) ha deciso di esprimerla in una lettera aperta messa on line sul sito conftrasporto.it, nella sua rubrica settimanale “Il Punto”, pubblicata in un’edizione straordinaria”. Firmata da “normale cittadino” e non da rappresentante del mondo dell’autotrasporto, libero di poter dire ogni cosa , anche a rischi di andare oltre l’abituale “tono adeguato alla responsabilità ricoperto nei confronti degli associati innanzitutto e della federazione rappresentata”. Uno “stile di comunicazione effettivamente diverso dal solito, evidenziato fin dalle prime righe dove Paolo Uggè deciso a “dire, con molta franchezza, il mio personale pensiero quasi fosse una lettera aperta”, sottolinea immediatamente agli interlocutori, i politici attuali, che, “hanno rotto proprio l’apparato riproduttivo”, dimostrandosi “ incapaci, insensibili e soprattutto smaniosi di rincorrere il consenso politico. Facendo della politica sulle spalle dei cittadini. A voi della gente non ve ne frega nulla. Né di chi soffre nel fisico e nella psiche né tanto meno delle persone anziane. Non parliamo del futuro del Paese”, tuona Paolo Uggé, lanciando accuse ben precise. Un esempio? “.Sapevate da tempo dell’arrivo dell’epidemia e non avete preparato nulla. Quindi l’avete sottovalutata. Un buon motivo, se aveste una dignità, di andarvene a casa! Sapevate di non essere in grado di gestire la dura prova che gli italiani sarebbero stati costretti ad affrontare eppure avete evitato di accettare le offerte di collaborazione di chi, sapendo come si gestiscono queste situazioni, si era offerto. Situazioni simili richiedono esperienza, capacità di comunicare e soprattutto una leadership riconosciuta. A mio giudizio non avete nessuna di queste caratteristiche. Tre elementi lo provano (mi limito a tre ma ve ne sarebbero a decine). L’anticipazione dei contenuti di quel decreto al sabato sera. Cosa ha determinato? Il fuggi fuggi generale e la diffusione del virus. Non vi siete neppure scusati ma avete cercato di scaricare questo enorme errore su altri. Se avete le prove tiratele fuori. In caso contrario dovreste sapere cosa fare” Una lettera di fuoco, indirizzata in particolar modo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte “che forse certe cose non le può fare”, protagonista assoluto nella introduzione di una “decretite acuta” che ha causato “ incertezza e insicurezza nella gente. Questo danneggia molto chi ha dei problemi ma incrementa anche il numero di coloro che non ne avevano. Affidare a un personaggio del tutto inadeguato, a mio parere, la gestione della protezione Civile è irrispettoso nei confronti degli italiani”, rincalza ancora Paolo Uggé. “Non so se sia stato lui o se lo avete costretto a mutare in dodici ore il parere tre volte ma le dichiarazioni contrastanti tra loro ne sono la più evidente dimostrazione. Un responsabile della Protezione Civile che dovrebbe, come successo negli anni passati, avere la pesante responsabilità di gestire una fase delicata, se un suo collaboratore avesse commesso questi errori, lo avrebbe immediatamente allontanato. Perché Lei signor Presidente del Consiglio non lo ha fatto? È a conoscenza di quanti disagi ha generato il vostro modo di agire? Disagi di varia natura, fra cui, non ultimi, quelli economici sui quali le accuse sono pesantissime, da “condanna politica”: “Lei non ha risolto i problemi della liquidità delle imprese e di tanti cittadini. Lei ha favorito tramite le banche la diffusione di prestiti, soldi che devono essere restituiti Lei ha scaricato su altri un bel debito che altri gestiranno ma che cadrà su tutti noi italiani”. “Ridateci i Berlinguer, De Gasperi, Fanfani, Craxi, Gaspari, Zamberletti, Bertolaso, Togliatti ed altri uomini politici veri, gente che, pur con idee diverse, nelle difficoltà avevano a cuore il bene dell’Italia e dei Suoi cittadini” è l’appello finale al premier accusato, non solo di “non aver risolto il problema della gente dando loro, come avvenuto in Paesi esteri, la disponibilità immediata di risorse fresche” ma anche di aver invece “generato incertezza con le sue comparsate televisive, a uso suo personale, senza neppure aver compreso che in questo momento il Paese richiedeva di potersi sentire in modo sicuro affidato a un vero leader”. Come poteva finire un simile sfogo? Con l’augurio che “prima o poi la giustizia possa arrivare” e con un invito, diretto personalmente al premier, a non provocare altri rimpianti: “Abbia un gesto di dignità e se ne vada a casa. Quelli come Lei, e ce ne sono in tutti i partiti, sono da allontanare dalla gestione della cosa pubblica”.