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Fai Bergamo: “Alcune aziende usano l’epidemia Coronavirus per non pagare le fatture?”

Ci sono aziende che “usano” l’epidemia Coronavirus per non pagare le fatture? Un sospetto più giustificato: leggere, per credere quanto dichiarato da Doriano Bendotti, segretario provinciale di Fai (federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, al quotidiano locale, l’Eco di Bergamo : “I committenti di molti nostri associati hanno iniziato a far slittare i pagamenti in scadenza a marzo usando come motivazione il Covid-19, eppure le fatture riguardano lavori fatti a gennaio, quando non era ancora scoppiata l’emergenza”, si legge nell’articolo firmato da Lucia Ferrajoli, “con nuovi casi registrati ogni giorno dalla fine di marzo nonostante l’appello del presidente di Confindustria Bergamo, che lunedì scorso aveva scritto una lettera ai suoi associati chiedendo di mantenere gli impegni presi nei pagamenti, salvo gravi e comprovate difficoltà, per garantire continuità a tutto il sistema”. Un invito, quello lanciato dall’esponente di Confindustria, che in molti casi stato evidentemente “cestinato”. Con il risultato, denuncia sempre Doriano Bendotti dalle pagine del quotidiano della Curia, che, grazie proprio a “questi comportamenti sconsiderati si fanno danni all’intero sistema: noi sosteniamo costi immediati come autostrada, carburante, gommista, perciò se non ci pagano rischiamo non solo di non poter pagare i nostri dipendenti, ma di doverci fermare interrompendo anche forniture essenziali di ossigeno, farmaci, alimentari”. Tutto per colpa di “committenti sciacalli”, già messi sul banco degli imputati nei giorni scorsi da un altro esponente della federazione, Claudio Fraconti, alla guida della fai milanese? “La motivazione addotta dai mancati pagatori è sempre la stessa: tenere in serbo liquidità per la propria azienda a fronte del futuro incerto”, spiega l’articolo che riporta il caso di un’azienda committente che si è rifiutata di onorare una fattura per 150 mila euro, testimoniato dal titolare di una ditta di trasporti bergamasca. “ Di norma incassiamo a 30 o 60 giorni: il lavoro è stato fatto a gennaio, quindi abbiamo aspettato sino a fine marzo. Ora però ci hanno detto che sono chiusi e perciò non ci pagheranno. Potrei capire una presa di posizione del genere fra un mese o due, se le attività produttive dovessero restare ancora chiuse. Ma com’è possibile che un imprenditore che ha lavorato regolarmente fino al 22 marzo (data del decreto del presidente del consiglio che ha fermato le attività non essenziali) dopo pochi giorni dica già di non poter pagare?”Domanda seguita da un’affermazione, di un altro imprenditore del settore (la cui ditta si è vista rifiutare un pagamento di 200 mila euro), che non lascia certo ben sperare: “Se già adesso ci sono queste speculazioni, non oso pensare cosa succederà con i pagamenti in scadenza ad aprile… Chi ha le spalle più larghe deve fare la propria

parte, altrimenti va in crisi tutto il sistema. Noi nelle ultime settimane abbiamo avuto un calo del 90 per cento, però abbiamo rispettato tutte le scadenze di marzo. Le imprese devono risolvere il problema della liquidità con l’accesso al credito, non rifacendosi sulla filiera a valle”.

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