È un brindisi dal sapore amaro quello si apprestano a fare, per capodanno, i titolari (ma anche i lavoratori) delle aziende di autotrasporto che viaggiano sulle autostrade del mare. Dal 1° gennaio 2020, infatti, su tutti i traghetti per il trasporto marittimo scatterà un aumento dei costi, compreso fra il fra il 20 e il 30 per cento, conseguenza dell’entrata in vigore dell’obbligo, per le compagnie di navigazione, di ridurre gli ossidi di zolfo dell’85 per cento. Carburante più pulito ma anche più caro con il maggior costo che ricadrà sulle imprese dell’autotrasporto e sugli utenti finali. “Le nuove regole imposte dall’Imo, l’organizzazione marittima internazionale, rappresentano un grave rischio per le società di trasporto visto l’aggravio dei costi che non potrà in alcun modo essere sostenuto dai trasportatori e metterà a rischio la possibilità delle imprese di rimanere sul mercato”, ha denunciato vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè, più che convinto che “questo adeguamento rappresenti un passaggio molto importante per la sostenibilità, il cui beneficiario principale è rappresentato dalla collettività nella sua interezza”, ma anche consapevolissimo che “sia le imprese dello shipping che quelle dell’autotrasporto, per rispondere a questa esigenza, saranno poste in una situazione di difficoltà. Per questo è fondamentale”, ha affermato Paolo Uggé, “che il governo italiano preveda misure adeguate per evitare una situazione fortemente problematica per tutta la filiera, consentendo una condivisione dei costi da parte di tutta la collettività” Misure come, per esempio, un potenziamento degli incentivi già esistenti, come il Marebonus, attraverso un ulteriore stanziamento che il vicepresidente di Conftrasporto ha “ufficialmente” chiesto una lettera inviata al ministro dei Trasporti Paola De Micheli.