Strada Facendo

Poste Italiane? Prima di far “partire” nuovi servizi faccia funzionare quelli già esistenti

Poste Italiane prima di attivare nuovi servizi si preoccupi di migliorare quelli già esistenti che, spesso, funzionano male o addirittura malissimo. È questo il messaggio che Giuseppina Mussetola, segretaria provinciale della Fai, la federazione autotrasportatori italiani, ha inviato a Poste Italiane, attraverso una lettera aperta, dopo aver appreso, dalla stampa, la notizia dell’avvio, anche sul territorio bresciano del servizio “Joint Delivery” per la consegna della corrispondenza, dei pacchi e dei prodotti e-commerce anche di pomeriggio sera e nei fine settimana.. Ecco il testo integrale della lettera.“Ho appreso dai quotidiani locali dell’avvio anche sul territorio bresciano del nuovo modello di recapito di Poste Italiane denominato “Joint Delivery”, che dovrebbe garantire la consegna della corrispondenza, dei pacchi e dei prodotti e-commerce anche al pomeriggio (in fasce orarie estese fino alle 19.45) e nei week-end. E’ sicuramente gradito che, in un’era ormai digitalizzata dove la tecnologia e l’innovazione la fanno da padrone, anche Poste Italiane senta l’esigenza di rinnovarsi. E’ però altrettanto essenziale che, prima di attivare un nuovo servizio, si garantisca la massima efficienza su quelli già in essere. Oggi così non è. Provo ad elencare alcune delle disfunzioni dei servizi erogati da Poste Italiane: fino a qualche anno fa gli addetti al recapito postale conoscevano la loro zona di pertinenza e portavano in una sola volta tutta la corrispondenza, all’incirca allo stesso orario. Oggi, ad esempio, presso i nostri uffici vengono in diversi orari ben 3-4 persone, ognuna recante posta ordinaria, giornali, raccomandate, ecc… e ogni 2-3 mesi vengono sostituite, con inimmaginabili difficoltà per i neoassunti. A volte gli incaricati alla consegna non effettuano il giro quotidiano, con il risultato che non riceviamo né la corrispondenza, né le raccomandate, né i quotidiani ai quali siamo abbonati (e che paghiamo…). Per non parlare delle riviste specializzate del nostro settore, che ci vengono consegnate con un mese di ritardo, quando le notizie in esse contenute sono già abbondantemente superate. Poco tempo e tante consegne hanno un’altra grave conseguenza: molte volte gli incaricati lasciano nella cassetta delle lettere la ricevuta delle raccomandate, nonostante i nostri uffici siano regolarmente aperti (dalle ore 8 alle 19 dal lunedì al venerdì e dalle 8 alle 12 il sabato) e si trovino tutti al piano terra. Un nostro impiegato deve quindi recarsi di persona all’ufficio postale per ritirare la corrispondenza. Questo vuol dire perdere minimo un’ora di tempo (e di lavoro…), perché ormai agli sportelli si svolgono molteplici operazioni (anche di natura bancaria…) che comportano lunghi tempi di attesa per gli altri utenti. Anche il lavoro degli sportelli deve essere riorganizzato prima di attivare nuovi servizi: non è possibile che siano multifunzione, dal pagamento di un bollettino postale (per cui ci si impiega un minuto) alle operazioni di investimento dei fondi postali (che richiedono anche un’ora…). Anche i privati subiscono molti disagi perché a volte, seppure presenti in casa, si ritrovano nella cassetta lo scontrino per il ritiro agli uffici dopo 2 giorni! Auspichiamo quindi che questo nuovo progetto di Poste Italiane non venga attivato prima di aver ottimizzato tutti gli altri servizi: non dimentichiamo che questo lavoro viene svolto egregiamente dagli autotrasportatori specializzati nella consegna dei pacchi e dei prodotti e-commerce. Se venisse attivato in maniera approssimativa creerebbe ulteriori disagi non solo ai cittadini, ma anche alle imprese ed agli uffici che hanno la necessità di inviare e di ricevere qualsiasi spedizione in maniera tempestiva. Un’ultima riflessione resta sullo sfondo: l’ingresso di Poste Italiane nel settore dei trasporti e dalla logistica rischia attraverso una concorrenza alla rete degli autotrasportatori di avere ricadute incontrollabili e incontrollate su un settore già in crisi, senza peraltro innalzare il tasso di qualità del servizio”.

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