Strada Facendo

Il papà morì in un incidente col suo tir. Oggi il figlio diventato camionista come lui gli scrive…

Una storia da leggere. Con questo “oggetto” una dirigente della Fai, la Federazione autotrasportatori italiani, ha inviato alla redazione di stradafacendo.tgcom24.it un post lasciato su facebook da un camionista figlio d’arte. Un bellissimo messaggio lanciato “via etere” al padre scomparso tragicamente in un incidente stradale dal figlio, piccolo all’epoca della disgrazia, e che diventato adulto ha scelto di seguirne la “strada” professionale. Un messaggio che lascia trasparire un grandissimo amore per il papà così come per la professione, nonostante appartenga a quei mestieri che i “papà” li strappano troppo spesso alla famiglia per interi giorni, settimane. E che talvolta, purtroppo, li strappano per sempre a figli che dovrebbero avere il diritto ad avere davanti a se tutta una vita da percorrere, possibilmente con i genitori al fianco. Una storia assolutamente da leggere come ha indicato la dirigente Fai alla quale vanno i ringraziamenti della redazione per la segnalazione. Ecco il testo. “Quando ero bambino ero molto arrabbiato con il mio papà. Un giorno, tornato a casa prima del solito mi disse: -Beh, che fai non mi saluti Non sei contento di rivedermi? 
No , sono arrabbiato con te.  -E perché ? -Mi racconti sempre bugie. -Bugie? -Si , quando ti ho chiesto di venirmi a vedere alla partita, me lo hai promesso e non sei venuto. Mi hai promesso di venire il giorno del mio compleanno e non c’eri.  Mi avevi promesso che saremmo andati al mare con gli zii, invece niente sei arrivato il giorno dopo. E poi tante altre, sei un bugiardo. Mi prese sulle sue ginocchia e mi disse: -Devi sapere che ogni volta che ho promesso, volevo mantenere ma è stato per colpa del mio lavoro che non ho potuto.  Un camionista sa quando esce, ma non sa mai quando rientra. Allora cambia lavoro, così sarai sempre a casa come i papà dei miei amici. -Mai io solo questo so fare e poi chiedere ad un camionista di scendere dal camion è come chiedere ad un’ aquila di non volare. Poi aggiunse: -Il mio lavoro è molto importante, devi sapere che tu puoi avere i tuoi biscotti preferiti o la frutta o tutto ciò di cui hai bisogno grazie a noi camionisti. Mi raccontò di quanto difficile e impegnativo era il suo lavoro. Di tutte le avventure che affrontava sulle strade, di notte, di giorno, al freddo al caldo, di quando ha rischiato per lo scoppio di una gomma e tante altre cose. Da quel giorno il mio papà mi sembrò diverso, ai miei occhi apparve come un eroe una persona speciale. Così gli perdonai tutte le bugie. Una mattina telefonò alla mamma e gli disse:
-Per l’ora di pranzo sono a casa, di ad Arnaldo che gli ho comprato tutto per la scuola.  Era il 19 settembre il 20 aprivano le scuole. Aspettammo, era tutto in tavola. Aspettammo ancora. A casa arrivarono in una busta di plastica solo il suo orologio d’oro e miei quaderni sporchi di sangue. Quella fu la sua ultima bugia. Ora sono grande e sono un camionista. Percorro le sue stesse strade, 
Ciao papà. ❤ Dedico queste due righe a tutti quei papà camionisti che hanno smesso di dire “bugie.”

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