Milioni d’italiani si apprestano ad affrontare un “viaggio” breve ma importantissimo per il proprio futuro: quello verso i seggi elettorali per eleggere il nuovo Europarlamento. Un appuntamento che rappresenta un vero e proprio bivio per il settore dell’autotrasporto chiamato a decidere, proprio tracciando un segno su un candidato piuttosto che un altro, il proprio destino professionale: da una parte la ripartenza di un settore fondamentale per il “sistema Italia”, reso nuovamente competitivo da scelte strategiche, in materia di infrastrutture e logistica, ampiamente indicate in questi mesi dalle associazioni di categoria; dall’altra il rischio di veder morire moltissime imprese sulla strada di una decrescita che qualcuno vorrebbe far credere felice. Una tappa fondamentale per il Paese alla quale ci stiamo avvicinando in un clima “contaminato”, come ormai abitudine, dagli interventi, da taluni considerati un po’ scomposti, della magistratura che in modo evidente è diventata un protagonista della disfida elettorale. I giudici emaneranno le sentenze e chi avrà sbagliato risponderà dei propri errori. Purtroppo non sarà così per chi al termine del “film” risulterà del tutto estraneo alle vicende nelle quali è risultato coinvolto. Interventi giudiziari che non devono però in nessun modo far distogliere ai rappresentanti della categoria l’attenzione dal proprio compito prioritario in questo momento: far conoscere alle realtà associate le forze politiche e i candidati che hanno sottoscritto impegni precisi. La missione di chi, come Conftrasporto Confcommercio, deve cercar di guidare le proprie imprese sulla via della crescita (rigorosamente senza un “de”) non è certo di pronunciare sentenze, ma di risvegliare l’importanza del senso di appartenenza a una realtà imprenditoriale che ha l’assoluta necessità di potersi confrontare con interlocutori che, se eletti, siano in grado di misurarsi, comprendendoli, con i temi delicati del mondo dei trasporti e della logistica. Se la logistica e i trasporti non funzionano il Paese non progredisce e non compete con i mercati europei. Per far questo è indispensabile comprendere che non esiste una politica dei trasporti, del mare, del ferro o della gomma; che non è possibile, come qualche inadeguato commentatore politico spesso invece sostiene, pensare a come si possa penalizzare una modalità rispetto a un’altra. L’unica risposta che funziona è la logica di sistema. E chi non intende comprendere che i trasporti e la logistica sono “un insieme” danneggia il Paese e le imprese. Ecco perché in questa vigilia del voto torna prepotentemente alla ribalta il tema delle infrastrutture utili, non solo in termini di costi e benefici, per i quali esiste pur sempre il dubbio che possano risentire di visioni legate a interessi di parte, ma per la sicurezza, il rispetto ambientale, la competitività, la funzionalità. Infrastrutture frutto di una “politica dei trasporti” capace di trainare l’economia generale del Paese. Reti ferroviarie, porti funzionanti e collegati, trasporto su gomma in grado di svolgere il proprio ruolo senza incappare in ostacoli o vincoli burocratici o misurarsi con i divieti di una politica che dietro obiettivi nobili nasconde interessi precisi: questo serve. In questi giorni si ipotizza la chiusura del traforo del Gran Sasso, con la decisione che entrerà in vigore, se non vi sarà un intervento politico del governo, dopo il 19. Una scelta che significherebbe tagliare i collegamenti tra Adriatico e Tirreno, dividendo l’Italia in due. Ma neppure questo pericolo imminente sembra riuscire ad attirare l’attenzione sul tema delle infrastrutture. Il ministero era stato a suo tempo avvisato del rischio che si sarebbe innescato: c’è stata incomprensione, noncuranza? O, più semplicemente, tutto questo è il risultato di quella “politica dei no” che i problemi preferisce mascherarli, non mostrarli, piuttosto che affrontarli e risolverli? Ma così il Paese si ferma. Per tentare d’ impedirlo, sabato 18 Conftrasporto Confcommercio sarà a Torino per affrontare il tema di un’infrastruttura, la Tav, diventata simbolo di due Italie ben distinte: quella che vuol crescere e quella che vuol decrescere. Fino alla morte, in cui è obiettivamente difficile trovare qualcosa di “felice”…
Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio