Monza e Brianza, Bergamo, Como, Lecco, Lodi e Piacenza: sono queste le province nelle quali è scattata la caccia ai componenti della presunta “banda dei tir” che, secondo gli investigatori, avrebbero messo a segno una serie di furti di mezzi pesanti, trattori e targhe di autoarticolati, nonché di gasolio, mezzi operativi e merci per un valore complessivo di circa un milione di euro. Undici le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Monza nei confronti di altrettante persone, tutte italiane tra i 24 e i 68 anni, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e riciclaggio. All’interno della banda ognuno aveva un ruolo ben preciso: dal palo, all’autista, fino ai due presunti “capi” che, in caso di arresto di un complice, provvedevano a pagare le spese legali, usando una parte del “bottino”. L’indagine era partita nel 2016, dopo una serie di furti di tir e motrici messi a segno nella provincia di Monza e Brianza. Oltre a rubare camion, targhe di autoarticolati e gasolio, il gruppo rubava anche mezzi operativi, polimeri, attrezzature da lavoro, materiali da imballaggio, escavatori, muletti e transpallet, custoditi nelle aziende a cui venivano portati via i tir. Per evitare di essere scoperti, i malviventi usavano disturbatori Jammer e ricetrasmittenti sintonizzate sulle frequenze delle forze di polizia. Nel corso dell’attività i carabinieri hanno anche individuato un capannone a Bellusco (Monza), appartenente a uno degli arrestati, incensurato, che insieme alla moglie gestisce una ditta di trasporti, e che, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato utilizzato per nascondere i mezzi e le merci rubati.