Più persone che si spostano utilizzando il tram veloce, meno auto sulle strade e dunque meno traffico, meno inquinamento, meno pericolo di incidenti stradali. Allora perché non prolungare il collegamento su rotaia, aumentando ancora di più il numero di possibili utenti del servizio pubblico e riducendo ulteriormente l’utilizzo di mezzi privati. Non fa una grinza il ragionamento che ha spinto un gruppo di imprenditori, liberi professionisti, rappresentanti di associazioni ed enti, oltre che di “semplici” cittadini della Valle Seriana a salire a bordo di un nuovo comitato, battezzato “Prolungamento del Tram Albino Vertova”, con l’obiettivo di allungare i binari della linea T1 della tramvia leggera da Albino a Vertova, il “metrò” realizzato sette anni fa per collegare Bergamo con il primo grande avamposto della Valle Seriana, Albino.
Una prima tratta che ora il nuovo comitato chiede di allungare fino a Vertova, con l’obiettivo di far continuare il cammino del “processo di cambiamento in corso destinato a promuovere lo sviluppo economico, sia esso produttivo, industriale o artigianale, commerciale e o turistico e demografico, compatibili con gli obiettivi di una buona qualità della vita dell’intera Valle Seriana” come spiega Riccardo Cagnoni, presidente del comitato. “Un allungamento del resto già previsto nella pianificazione provinciale e recentemente inserito nel Piano di mobilità regionale”, sottolinea il presidente, affiancato alla “guida” della nuova iniziativa da Paolo Fiorani, Stefano Testa, Renato Morgandi e Guido Fratta, “e oggi indispensabile per migliorare la viabilità, che versa oggi in condizione di inadeguatezza infrastrutturale e denota l’insufficienza dell’arteria stradale extraurbana che collega Nembro a Cene, scaricando la bassa Valle di parte del traffico in transito verso la città e generando dei positivi flussi di interscambio tra la bassa e la media/alta valle”. Un’esigenza particolarmente condivisa sul territorio considerato che sono già alcune migliaia le persone che hanno aderito al comitato, come testimonia il verbale della seduta del 14 novembre, durante il quale i responsabili hanno ribadito a gran voce la necessità di “proseguire la positiva esperienza e i risultati ottenuti con la realizzazione della tratta da Bergamo ad Albino, riconoscendo gli effetti benefici che ha generato a favore del territorio dotando il bacino del centro Valle, che conta circa 40 mila abitanti da Albino a Vertova comprendendo la Val Gandino, di un’infrastruttura che si connoti secondo i canoni della modernità, capace di generare flussi di persone e merci in modo efficiente, efficace e sostenibile, condizionando in modo positivo il giudizio di attrattività del proprio territorio”, come spiega sempre il presidente Riccardo Cagnoni. “Solo così sarà possibile ridurre ulteriormente il massiccio uso di autovetture private abbattendo i valori di inquinamento causati dalle polveri sottili. Ma non è tutto: seguendo questa “via” sarà possibile anche innescare meccanismi di riqualificazione urbana e di rigenerazione del tessuto urbano di aree industriali dismesse o parzialmente occupate ma che a causa della carenza di moderne infrastrutture costringono le imprese che vi operano a sopravvivere sul mercato, senza dimenticare che questa è la strada anche per riqualificare aree verdi abbandonate e degradate. Prolungare la linea del tram veloce significa generare azioni positive di sviluppo che valorizzino i territori e rendano attrattive per i nuovi soggetti le aree da riqualificare i cui benefici ricadano sull’intera comunità significa mettere a disposizione delle categorie più bisognose, in particolare ad anziani, pendolari e studenti, un sistema di mobilità moderno ed efficiente”, conclude Riccardo Cagnoni che nell’ultima riunione ha ricevuto una piacevolissima sorpresa: l’adesione al progetto della Fai di Bergamo, la federazione degli autotrasportatori di Bergamo. Un’adesione che Doriano Bendotti, segretario provinciale, ha motivato con estrema chiarezza. “Meno traffico sulle strade significa per i trasportatori poter far giungere a destinazione più rapidamente le merci. E questo è un vantaggio non solo per la categoria, ma per chi ha una qualsiasi attività e per la clientela. Senza dimenticare che i trasportatori, terminato il lavoro e spenti i motori dei camion, tornano a essere dei “normali cittadini”, spessissimo molto più attenti alle tematiche ambientali di quanto si possa pensare. Come testimonia, del resto, il fatto che moltissime imprese negli ultimi anni abbiano sostituito il proprio parco mezzi con camion di ultima generazione, capaci di abbattere sensibilmente l’inquinamento”.