Strada Facendo

Gualdi Alessio Trasporti e spedizioni, 50 anni vissuti da leader sul mercato e da associati Fai

Gualdi Alessio 6Oltre mezzo secolo alla guida di un’impresa di autotrasporto che, puntando sulla specializzazione, ha saputo aprire nuove strade imprenditoriali. Ma anche oltre 50 anni vissuti scegliendo di farsi “guidare” da un’associazione nella quale tre generazioni hanno sempre creduto: la Fai Conftrasporto. Quella della Gualdi Alessio trasporti e spedizioni s.r.l, una delle più importanti aziende specializzate nel trasporto rifiuti in Italia e non solo, è una storia unica nel suo genere. Una storia che Luciano Gualdi, oggi al volante dell’impresa di famiglia e vicepresidente della Fai Conftrasporto di Bergamo, ha accettato con piacere di raccontare a stradafacendo.tgcom24.it.

La Gualdi Alessio Trasporti e spedizioni è nata a metà del secolo scorso: grazie a quali capacità principali si riesce a tagliare un traguardo come quello di stare sul mercato per tanto tempo e con tanto successo? “Nel 1950 mio nonno Battista ha avviato la società insieme al fratello Alessio e l’ha fatta crescere da subito seguendo una strada tanto semplice quanto efficace: rispondere sempre nel migliore dei modi alla domanda del mercato, trovare la soluzione migliore a ogni eventuale problema che si presentava. Una ricetta semplice che opportunamente “rivisitata” è vincente ancora oggi. Per restare protagonisti sul mercato tutti questi anni e per continuare a farlo occorre capacità di adeguarsi, saper guardare al futuro investendo sempre su mercati nuovi, su mezzi e personale ma anche sui servizi che oggi non devono e non possono più comprendere solo ed esclusivamente il servizio di mero trasporto”. In 66 anni, l’azienda è diventata quello che è oggi “viaggiando” attraverso varie ristrutturazioni: quali sono stati i momenti più importanti di questa lunghissima storia aziendale, quali le svolte decisive per il futuro? “Le fasi più importanti le abbiamo vissute sicuramente nei primi anni ‘90, quando abbiamo creduto in un mercato nuovo, rappresentato dalla specializzazione nel trasporto di rifiuti. Abbiamo investito tempo, fatica, risorse ma sono stati investimenti spesi bene visto che oggi siamo una delle poche società autorizzate già da quegli anni ad effettuare questo genere di trasporto. Un altro passo importante l’abbiamo compiuto nel 2000 quando abbiamo acquistato una nuova sede a Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria, dando così un valore aggiunto al servizio di trasporto grazie alla possibilità, offerta ai nostri clienti, di poter stoccare le merci e di poter lavorare i prodotti. La nostra società è stata definita una “sintesi perfetta tra tradizione e modernità”: è una descrizione che ci rende orgogliosi e ci ripaga del lavoro fatto. Ma è stata, soprattutto, il punto d’arrivo di un lungo percorso, nella consapevolezza che sia anche un punto di ripartenza per crescere ancora. perché nel nostro lavoro, non solo i mezzi ogni giorno devono ripartire, ma anche le nuove idee e i nuovi progetti…”. I numeri della vostra azienda raccontano di un parco mezzi di 40 trattori con 12 cisterne, 35 ribaltabili e 6 walkin floor adibiti al trasporto rifiuti e materiali pericolosi: che momento sta vivendo questo tipo di mercato? “La specializzazione non si ferma mai nel nostro settore, con il mercato che continua a richiedere allestimenti “mirati” dei mezzi per sfruttare al meglio la portata secondo il peso specifico del materiale trasportato”. Il trasporto di materiali pericolosi fa immediatamente venire alla mente il Sistri, il sistema di monitoraggio del trasporto rifiuti speciali nato per combattere le ecomafie. O meglio, abortito visto che non è mai entrato in funzione: questo per un’azienda come la vostra cosa comporta? “Il Sistri è nato per sconfiggere le ecomafie e questo era l’obiettivo, ma non è mai riuscito a tagliare questo nobilissimo traguardo. Anzi, per dirla tutta, non è mai riuscito neppure a partire. Come si è visto in questi anni, ha portato solo dei costi in più, e non indifferenti, alle aziende che operano in questo settore senza dare alcuna possibilità reale di monitoraggio dei rifiuti. È un sistema nato male che ha bisogno di cambiare direzione radicalmente e per farlo bisognerebbe ripartire da dei tavoli di lavoro che vedano riunita l’intera filiera del trasporto, per capire finalmente come trovare un sistema di controllo davvero efficace per monitorare la movimentazione dei rifiuti. Un percorso che inizi dal produttore per finire al destinatario senza che nessun passaggio intermedio possa avere dei punti oscuri. Anche perché le cronache hanno dimostrato quotidianamente quanto il pericolo di infiltrazioni mafiose in questo settore sia altissimo. Occorre muoversi per impedirlo facendo molto più di quel poco, e male, che è stato realizzato col Sistri”. La vostra azienda ha gestito il trasporto rifiuti per eventi di straordinaria importanza come Expo 2015 e per cantieri dome quello della Bre.Be.Mi. Quanta “logistica” serve per gestire simili appalti? “Serve una costante attenzione al servizio: stiamo parlando di grandissimi cantieri concentrati in un periodo di tempo limitato con tutte le problematiche possibili che una situazione simile comporta: dalla sicurezza alla formazione del personale, all’individuazione dei mezzi idonei. Alle spalle di quello che è sotto gli occhi di tutti c’è un grandissimo lavoro di pianificazione che si svolge dietro le quinte. Non mi stancherò mai di dirlo: oggi il lavoro di trasporto, il viaggio, è solo uno dei tanti tasselli dell’attività di un’impresa di autotrasporto. E più le merci trasportate sono “complesse” più è delicato e decisivo il lavoro organizzativo, tenendo conto anche del fatto che nel nostro Paese la burocrazia non è esattamente fatta per semplificare la vita di chi lavora…”. Appalti pubblici: per molte aziende di autotrasporto lavorare con lo stato è diventato problematico per le difficoltà nei pagamenti… “Oltre agli ostacoli che la burocrazia mette sul cammino delle imprese c’è anche questo: partecipare ai bandi e vincere gli appalti pubblici è una medaglia a due facce e su quella più brutta c’è raffigurato proprio il problema dei pagamenti ritardati che creano delle difficoltà non indifferenti. situazioni alle quali solo chi guida un’azienda consolidata negli anni riesce a far fronte”. Voi vi occupate anche di stoccaggio, lavorazione e trasporto delle ferro leghe, ovvero? “Il magazzino è situato vicino all’uscita autostradale di Serravalle Scrivia per chi arriva da Genova e l’uscita di Tortona per chi arriva da Milano o Torino. Disponiamo di un’area coperta di 6mila metri quadrati e di un’area scoperta di circa 24mila. Il deposito è anche doganale privato di tipo “C” per lo stoccaggio di materiale allo stato estero, il che consente alle merci di mantenere, ai fini fiscali, la “propria nazionalità” permettendo al committente di pagare le tasse solo al momento della vendita delle merci stesse. Disponiamo poi di una pesa ponte per certificare le quantità di materiale in entrata e uscita. Offriamo un servizio conto terzi, imballaggio, ricondizionamento sacconi e/o fusti e disponiamo di un sofisticato e collaudato impianto di frantumazione e vagliatura di tutte le ferro leghe di massa. La scelta di Pozzolo Formigaro è stata fatta per la vicinanza con i porti di Genova, Savona e La Spezia dove i nostri clienti fanno arrivare il prodotto: noi eseguiamo lo sbarco e il trasporto al nostro deposito con la distribuzione dello stesso al cliente finale”. Quali sono in questo momento i principali punti di criticità e quali le voci più positive della vostra attività, del mercato? “Il punto di criticità in assoluto è rappresentato dalla burocrazia che nel nostro settore specifico è realmente troppa. se devo pensare agli aspetti positivi di quanto offriamo alla clientela direi la puntualità e l’assoluta affidabilità del servizio”. In momenti di crisi economica durissima, in cui molti, di fronte a eventuali investimenti, hanno tirato il freno a mano, voi avete continuato per la vostra strada: una sede a Boltiere, vicino all’uscita autostradale di Capriate San Gervasio, su un’area di 24mila metri con un capannone di 2mila adibito a magazzino e la palazzina uffici. chi si ferma è perduto? “Quasi dimenticavo un altro passo importante nel nostro percorso di crescita. la costruzione della nuova sede in Boltiere è stata fatta tenendo conto delle nuove esigenze dell’azienda ma anche dell’impatto sull’ambiente: abbiamo installato pannelli fotovoltaici che ci permettono, insieme a quelli istallati nella sede di Pozzolo, di produrre più energia di quella che consumiamo. Abbiamo un impianto di lavaggio con depuratore chimico fisico e biologico, e recupero del 100 per cento delle acque di lavaggio e tutto questo ha permesso alla società di centrare gli obbiettivi prefissati sulle certificazioni Iso 14001 e Iso 9001 che ormai da più di dieci anni abbiamo ottenuto. Inoltre nella sede di Boltiere abbiamo realizzato una sala corsi con oltre 50 posti creata per la formazione dei nostri autisti, elemento indispensabile per qualsiasi azienda voglia costruire professionalità sempre più qualificate, oltre a un’officina interna, ai vari uffici di logistica e amministrazione”. Anche chi non rinnova il parco mezzi è perduto? Voi, in particolare, lavorate in un settore in cui la tutela ambientale è un tema caldissimo: cosa può fare il mondo dell’autotrasporto per questo e cosa fa la vostra azienda? “Essendo molto attenti all’impatto ambientale noi abbiamo solo mezzi Euro 5 ed euro 6 (la maggior parte). Il mondo politico, la stessa industria del trasporto dovrebbero far di tutto per incentivare al massimo la sostituzione dei mezzi perché il parco veicolare italiano e ancora molto vecchio. andrebbero premiate in modo concreto le aziende che continuano a investire in sicurezza e basso impatto ambientale”. Lei affianca alla sua attività in azienda anche quel- la federativa, in Fai Conftrasporto: perché questa scelta? “Mio nonno nel 1963, grazie agli effetti del boom economico, con altri trasportatori si trovava a Montecatini per un convegno di tre giorni sulle problematiche del settore. Un incontro al termine del quale venne votata una mozione per far nascere la federazione autotrasportatori italiani che, dopo altre 50 anni di vita, ha dato al settore delle risorse che ci aiutano ancora Oggi. La mia famiglia ha visto tre generazioni associate alla Fai: abbiamo partecipato ai consigli provinciali prima con mio nonno, successivamente con mio padre e ora con me come vice presidente della Fai di Bergamo. E l’abbiamo fatto, per 50 anni, nella convinzione che solo uniti si possa continuare a viaggiare verso nuovi traguardi. Uniti da un’associazione guidata da persone talmente serie e preparate che, per 50 anni, non ci è mai neanche lontanamente passato per la testa di non dare il nostro contributo alla vita associativa”. Info: www.gualdialessio.it.

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