Nonostante i cali di vendite, gpl e metano (vendute quasi esclusivamente solo nel nostro Paese) permettono all’Italia di restare in vetta alla classifica europea relativa alle immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa (gpl, metano, elettriche e ibride). Nel primo trimestre del 2016, sono state oltre 53mila le immatricolazioni di auto ecofriendly nel nostro Paese. Dietro l’Italia ci sono Regno Unito (25,7 mila), Francia (23,2 mila) e Norvegia (19 mila).
Sempre nel primo trimestre 2016, nei Paesi Ue e Efta sono state registrate 177mila immatricolazioni di Alternative Fuel Vehicles (AFV), con un incremento del 10,7 per cento rispetto alle 160mila dello stesso periodo del 2015. Secondo i dati dell’Anfia, l’Italia è al primo posto nell’utilizzo di auto alimentate a metano e gpl, con oltre 42,5 mila immatricolazioni nel primo trimestre di quest’anno, pari all’85,7 per cento su un totale di 49,7 mila immatricolazioni nei Paesi Ue e Efta, seguita da Germania (1,5 mila, 3,0 per cento) e Polonia (1,4 mila, 2,9 per cento). I risultati sono decisamente diversi se si analizza il settore dell’auto elettrica: l’Italia è solo nona, con 838 immatricolazioni (l’1,6 per cento), in un mercato trainato da Norvegia (15,4 mila, 29,3 per cento), Regno Unito (10,6 mila, 20,2 per cento) e Francia (8,1 mila, 15,4 per cento). Nel mercato delle auto ibride-elettriche, l’Italia si colloca al terzo posto con 9,7 mila immatricolazioni (13 per cento), preceduta dal Regno Unito (15 mila, 20,2 per cento) e dalla Francia (14,8 mila, 19, per cento). Rispetto al passato, a livello europeo, cresce sensibilmente il peso delle auto elettriche, aumentano le vendite delle ibride, mentre è in diminuzione il mercato delle auto a gas. Una curiosità: in Norvegia il 51,5 per cento delle nuove auto immatricolate nel primo trimestre 2016 ha una alimentazione alternativa, mentre in Italia la percentuale è del 10,2 per cento: l’80 per cento del mercato a trazione alternativa italiano riguarda le auto alimentate a gas, contro una media europea del 28 per cento, che scende al 4 per cento se si esclude l’Italia.