Il risultato elettorale in Austria, con la vittoria di un rappresentante del movimento ambientalista, non lascia prevedere rose e fiori per il trasporto su strada. L’Austria riproverà a fare ciò che ha già fatto in passato, bloccando (con la scusa dell’invasione dei migranti oppure della tutela dell’ambiente) i flussi di merci che provengono dall’Italia con improvvisi divieti (in passato eliminati dopo alcuni mesi su intervento delle Autorità comunitarie)? Timori fondati. Ma ciò che il mondo dell’autotrasporto deve davvero temere è quanto potrebbe succedere se l’Italia continuerà a non comprendere il vero nocciolo di tutta la questione: ovvero il rischio di essere “scavalcata” due volte.
La prima via mare, cosa che già avviene; la seconda via terra, attraverso il corridoio balcanico. E questo per la semplicissima ragione che se la funzione logistica non dà certezze sui tempi di consegna, la merce cerca rotte alternative. Come quella del corridoio balcanico, appunto, più corta di oltre mille chilometri per i traffici provenienti dal medio Oriente, rispetto al “passaggio in Italia”; o come quella marittima, che vede oggi 900mila container con merce destinata all’Italia sdoganare invece nei porti del Nord Europa, provocando 4 miliardi di mancate entrate fiscali. Dati che confermano come l’ipotesi di aggiramento dell’Italia sia una realtà, drammatica per la nostra economia. Qualcuno se ne occupa? Assolutamente no. È per questo che il Paese va come va. Con i nostri uomini di governo in tutt’altre faccende affaccendati e i media che si preoccupano di riempire le pagine ma non di approfondire le ragioni vere. Pubblicando, per esempio, a distanza di pochi giorni, dati sul “caso Brennero” e sulla possibilità della riapertura delle dogane al valico, dissimili tra loro. Forse perché per spiegare alcuni dati occorre prima fare lo sforzo di verificarli e comprenderli? Di certo ai lettori sarebbe stata fornita una chiave di lettura migliore spiegando, per esempio, che alcuni dati forniti da Conftrasporto erano relativi alle tonnellate complessive che attraversano l’Austria, mentre quelli forniti da altre fonti riguardavano solo le merci transitate dal Brennero. O, magari, evidenziando che alcuni dati erano stati assunti grazie alle testimonianze di autotrasportatori italiani e altri grazie a colleghi del Belgio, notoriamente molto coinvolti al tema del transito del Brennero… Le soluzioni ai problemi vanno cercate comprendendo prima la domanda a cui dare risposta: la nostra classe politica e un certo modo di fare giornalismo l’hanno capito?
Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio