Il “casco d’oro”, la tuta, i trofei raccontano la leggenda di Agostini in una mostra unica
Pietro Barachetti
Può un “normalissimo” casco da motociclista , seppur indossato da un famosissimo pilota sui circuiti di tutto il mondo, valere una cifra straordinaria, neppure fosse in oro massiccio e tempestato di pietre preziose? Può valere una cifra talmente alta da costringere il suo proprietario a mettere in discussione, anche se solo per poco, la sua ferrea decisione di non cederlo mai per nessuna ragione al mondo? La risposta è sì. A patto che quel casco sia appartenuto a colui che, ancora oggi, a 50 anni dalla sua prima vittoria, è considerato la più grande leggenda del motociclismo mondiale, ancora più leggendario per i più (almeno per ora), di un mostro delle due ruote come Valentino Rossi: Giacomo Agostini.
Il casco che Giacomo Agostiniha portato decine di volte sul gradino più alto del podio e per il quale un magnate giapponese sarebbe stato disposto a fare follie pur di poterlo acquistare, sarà uno degli “oggetti del desiderio” che dal 2 giugno attireranno migliaia di visitatori alla mostra allestita a Lovere per celebrare il 5oª anniversario del primo trionfo di “Ago” che sulle strade del lago ha mosso i suoi primi passi in sella. Un evento reso possibile da un altro anniversario, i primi 100 anni di vita dell’azienda Forni industriali Bendotti, oggi leader nel mondo con 350 suoi prodotti presenti a qualunque latitudine e longitudine, e di cui due titolari, Evaristo, detto Titta, e Martino, detto Tino, sono stati gli insostituibili “compagni di viaggio” nelle prime trasferte di Giacomo Agostini. Due amici inseparabili al punto da accompagnare quello che sarebbe diventato il numero uno di sempre (ovviamente sempre The Doctor permettendo…) perfino nella sua prima esperienza in Olanda e in Belgio, quando Agostini, alle primissime armi, voleva semplicemente “guardare quello che facevano gli altri, i campioni già affermati, per imparare”. Aneddoti che il fuoriclasse, in forma semplicemente strepitosa ancora oggi,ha rievocato nel corso della presentazione dell’evento avvenuto nella sala conferenze di Confindustria Bergamo, dove ha annunciato la presenzaalla mostra, oltre che del mitico casco, anche della tuta in pelle con cui cavalcò, da trionfatore, le prime 125, 250 e 500; di tre delle moto con cui ha realizzato le imprese entrate nella storia; p di trofei e perfino dei taccuini su cui a penna annotava curve e frenate, accelerate e possibilità di sorpassi, vie di fuga. Preziose come la vita in un’epoca del motociclismo in cui tanti circuiti erano trappole mortali. Simboli di una leggenda, capitoli di una storia forse irripetibile che in alcuni casi risalgono proprio a 50 anni fa, ai tempi in cui “insieme ai genitori di Margherita e MicheleBendotti, oggi alla guida dell’azienda di famiglia, ci allenavamo sulle strade attorno a Lovere”, ha ricordato Giacomo Agostini seduto proprio fra Margherita e Michele Bendotti, coloro che hanno fortemente voluto l’evento. Una mostra destinata a “riallacciare” un filo del discorso rimasto troppo a lungo interrotto fra Lovere e il suo concittadino più famoso nel mondo al quale la cittadina sul lago non ha mai offerto i riconoscimenti che il campionissimo avrebbe meritato. Basti pensare che l’ultimo grande festeggiamento avvenne proprio per il primo trionfo in un gran gran premio, celebrato sulla piazza 13 Martiri e che eccettuate le “tradizionali conferenze stampa del lunedì pomeriggio all’Albero Moderno”, per ripercorrere l’ennesima cavalcata trionfale chissà dove, Lovere non ha mai più celebrato il suo asso. E questo nonostante Lovere, pur con le sue bellezze panoramiche e artistiche, sia stata per decenni conosciuta nel mondo quasi esclusivamente perchè era il paese di Agostini. Come per Valentino Rossi con Tavullia, forse di più. Una “lacuna” che la grande mostra organizzata dal 2 giugno, con alcuni allestimenti realizzati dall’architetto Mauro Piantelli dello Studio De8, lo stesso professionista che ha contribuito a far rinascere le terme di San Pellegrino, ora si appresta a colmare, con Lovere invasa da migliaia di appassionati di motociclismo e non. Attratti sicuramente dalla passerella sul lago di Christo, evento ormai planetario, ma anche dal desiderio di ammirare attraverso le sue moto, il suo abbigliamento da gara (compreso il casco per il quale Giacomo Agostini ricevette un’offerta da far tremare le gambe ma di cui non ha mai voluto rivelare l’importo) e decine di straordinarie immagini fotografiche d’epoca, chi, vincendo 15 titoli mondiali, ha realizzato un primato planetario che nessuno mai, prima di Valentino Rossi oggi, era riuscito neppure a sfiorare…