Il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, tristemente noto come Sistri, diventato una delle vergogne italiane per non essere mai diventato operativo dovrà essere pagato anche per il 2016 dalle aziende di autotrasporto che dovranno versare il contributo pieno. Contrariamente all’impegno preso dai rappresentati Governo con i rappresentanti delle associazioni delle imprese, in particolar modo dinanzi al Parlamento a dicembre 2015 e a febbraio 2016, in fase di conversione in legge del decreto milleproroghe, non è stato difatti emanato, entro il 30 aprile 2016, alcun decreto da parte del Ministero dell’Ambiente per una riduzione del contributo. Una vergogna che si aggiunge alla vergognosa figura fatta progettando e realizzando le famigerate black box, le scatole nere che avrebbero dovuto rappresentare un’arma contro la malavita organizzata, sempre più attenta al business dei rifiuti pericolosi, e che invece è diventato un boomerang micidiale perla credibilità del Paese. Vergogna è il commento usato anche dai rappresentanti di Conftrasporto che in un comunicato stampa denunciano come “ancora una volta il Governo non mantenga gli impegni in materia di Sistri, quali la semplificazione del sistema, l’eliminazione delle black-box e delle token Usb, un nuovo gestore del servizio per il 2016, obbligando tutte le imprese soggette al Sistri al versamento di un contributo inutile, per un sistema che non funziona. Il pagamento del contributo annuale al Sistri risulta poi particolarmente oneroso per le imprese di trasporto dei rifiuti, che oltre alla quota per la sede (principale) e a quella per le unità operative, devono versare anche un importo pari a 150 euro per ogni automezzo adibito al servizio, con la conseguenza che le imprese con parco dai 30 o 50 automezzi versano dalle 5.000 alle 8.000 euro d’iscrizione annuale”.