Strada Facendo

Fai Bergamo, l’associazione di trasportatori capace di superare ogni tipo di ostacolo

Crist+ Bald bassaPrendete un territorio montuoso, con strade tortuose, spesso assolutamente inadeguate al traffico  aumentato esponenzialmente negli anni; aggiungete decine, centinaia di aziende manifatturiere nate e cresciute  in quel territorio e bisognose di trasportare i propri prodotti in tutta Italia e all’estero e decine d’imprenditori  pronti a raccogliere la sfida di far partire, nonostante i mille ostacoli,  nuove imprese di autotrasporto per consegnare quelle merci. Aggiungete come tocco finale un’associazione di categoria capace di affiancare quelle imprese di autotrasporto aiutandole a crescere professionalmente, attraverso la formazione, fornendo loro servizi e consulenza, ed ecco “servita” la storia di una sfida che sembrava impossibile e che invece è stata vinta. La storia dell’autotrasporto bergamasco e di Fai Conftrasporto, guidata dal presidente, Giuseppe Cristinelli.  Bergamo e provincia hanno visto nascere e crescere molte imprese di autotrasporto, spesso di dimensioni nazionale o internazionale. Eppure il suo territorio montuoso, con collegamenti viari spesso inadeguati, ha sempre rappresentato un handicap….  “Il nostro territorio ospita da decenni, in qualche caso da più di un secolo, grandi aziende manifatturiere, il che significa merci prodotte che devono essere trasportate. Era naturale, per quanto fosse difficile la situazione, che nascesse anche un'”industria” dell’autotrasporto. Quando si tratta di fare di necessità virtù i bergamaschi non  sono secondi a nessuno: se c’è un ostacolo da oltrepassare trovano la strada per farlo. E in quanto alla qualità raggiunta da alcune delle nostre imprese di autotrasporto, più la sfida è difficile più chi gioca deve dimostrare d’essere davvero bravo…”. In tema di ostacoli da superare anche le federazione ha incontrato i suoi:  basti pensare che negli anni 80 le imprese associate a Fai Bergamo erano una manciata di decine che si sono via via moltiplicate. Ma anche più recentemente, con la crisi che ha decimato altre realtà associative,  Fai Bergamo ha continuato il suo percorso confermandosi come  principale punto di riferimento per il mondo dell’autotrasporto… E  tutto questo in un territorio da sempre accusato di non saper fare squadra… “Il viaggio di Fai Bergamo verso nuovi traguardi  è merito di diversi “piloti” che l’hanno guidata e di diversi “navigatori” che hanno aiutato i piloti ad affrontare ogni tratto nel miglior modo possibile. Quando penso ai “navigatori”, penso ai rappresentanti nazionali che col loro esempio hanno tracciato i percorsi vincenti; i piloti sono stati i presidenti locali, i segretari e tutti i collaboratori che, nei decenni, hanno dimostrato che non è poi così vero che i bergamaschi non sanno fare squadra. Se vogliono sanno invece “giocare insieme” e anche bene”. Lei di campioni, sia come piloti sia come navigatori, da cui imparare i segreti ne ha avuti tanti… “Io mi sono iscritto alla Fai nel 1982 e da allora ho sempre visto i nostri dirigenti nazionali adoperarsi, ininterrottamente,  per il bene  della categoria con risultati a volte addirittura al di là di ogni aspettativa. E questo a costo di gravi sacrifici personali. Vedere che chi ti guida fa tutto questo per te ti sprona a fare altrettanto. È per questo che non solo sono sempre rimasto in Fai ma che ho accettato,  quando mi è stato chiesto,  di guidarla. Per fornire il mio piccolo contributo affinché  la categoria possa continuare ad affrontare il proprio “viaggio” nel migliore dei modi. Le persone con cui ho avuto il piacere e il privilegio di lavorare e imparare?  Faccio volutamente pochissimi nomi, i più importanti, perché altrimenti so che rischierei di dimenticare qualcuno. Il primo è Paolo Uggè,  che ho conosciuto in occasione di un importante fermo dell’autotrasporto: mi è bastata quella circostanza per capire con chi avevo a che fare. Paolo Uggè, grazie al quale ho avuto modo di conoscere la federazione nazionale, all’epoca del mio ingresso in Fai era segretario nazionale. Oggi, oltre 30 anni più tardi è straordinario averlo ancora come guida, alla presidenza nazionale.  È un autentico faro per la categoria che ha saputo illuminare la strada da percorrere anche nei momenti più bui. Il secondo nome, e non certo per importanza, ma solo perché ho avuto molte meno opportunità di poterlo conoscere “da vicino”, è  quello di Fabrizio Palenzona, che allora presidente nazionale della Federazione. Basta guardare il cammino che ha percorso per capire chi è: un concentrato di capacità professionali e umane elevate all’ennesima potenza, un uomo capace di leggere il mondo nei suoi cambiamenti, di valutare le persone. E, soprattutto. un mediatore inarrivabile.  Altra figura di riferimento è Primo Santini, chiamato a mettersi al volante di Fai Service, il braccio operativo della federazione, e di guidarla mirabilmente negli anni fino a farla diventare il più importante  “strumento operativo” al servizio degli autotrasportatori italiani. Fra gli esponenti di Fai Bergamo di allora ricordo in modo particolare Claudio Castelli, segretario provinciale. Ma qui l’elenco da fare sarebbe davvero lungo, a cominciare da Walter Giupponi, presidente dell’ultima grande svolta federativa locale, fino ad arrivare ai giorni nostri  con il segretario provinciale Doriano Bendotti, la direttrice Maura Baraldi che hanno saputo schierare in campo una fantastica squadra di collaboratori. Una squadra a disposizione delle circa 400 imprese associate oggi, contro le 35 o 40 del 1996, anno in cui sono entrato a far parte per la prima volta del Consiglio di fai Bergamo. E diverse imprese sono di grandissimo livello, inserite addirittura nell’elenco delle prime mille imprese in ogni settore del Paese. Aziende che per noi rappresentano un motivo d’orgoglio in più”. Come si arriva a ottenere simili risultati, per di più viaggiando controcorrente  in un mare di crisi come quella che negli ultimi otto anni ha tenuto tirato il freno a mano del paese? “Non ci sono chissà quali ingredienti segreti: c’è tanta volontà e capacità di saper ascoltare le esigenze della categoria, di ogni singolo trasportatore si presenti in associazione, dal piccolo padroncino al titolare di un’impresa leader in Europa; di far sentire tutti  partecipi del progetto, della volontà  di trovare, insieme, le soluzioni ai vari problemi”. Ogni impresa, ogni associazione ha progetti già realizzati e altri da realizzare….Quali sono stati i punti d’arrivo più importanti fin qui raggiunti? “Se rileggo  col pensiero  alcuni capitoli particolarmente significativi della nostra vita associativa penso alla decisione di ideare, progettare e realizzare la nuova sede di proprietà della Fai, con uffici moderni, funzionali, le aule dove tenere le tantissime attività di formazione e consulenza che abbiamo attivato. ma penso anche al fatto che Fai Bergamo ha stabilito, nel suo piccolo, un primato nazionale: è stata la prima federazione di autotrasporto del Paese a creare un ente bilaterale dove affrontare problematiche del personale viaggiante, nato nel 2000  come osservatorio paritetico con l’obiettivo di mediare eventuali controversie e trovare soluzioni bilaterali in presenza di varie problemi, e ratificato, con atto notarile, nel 2006. Ma penso anche agli enormi passi in avanti compiuti nell’erogazione di servizi: dall’erogazione paghe alla normativa per la sicurezza sul lavoro con visite mediche assicurate dai migliori specialisti convenzionati, alla formazione. Una consulenza e un’assistenza a 360 gradi gestita dalla direttrice maura Baraldi che di recente ha dato la possibilità a tutti gli autotrasportatori bergamaschi, associati a fai e non , di conoscere questa straordinaria “offerta” attraverso un nuovo sito, www.faibergamo.it, che credo abbia una marcia in più rispetto a molti altri…” E quali sono invece i nuovi punti d’arrivo, i nuovi progetti da realizzare? “Guidare l’associazione e, attraverso essa, le imprese di autotrasporto del territorio affinchè possano sempre stare al passo con un mondo in continua evoluzione, con un’attività sempre più complessa da gestire. Dovremo essere bravi ad accelerare in certe direzioni (e penso in particolar modo alla formazione e alla comunicazione) e magari a franare su altre facendo quello che abbiamo sempre saputo fare: cogliere lati positivi delle persone e delle aziende che ci circondano e le trasformare perfino le difficoltà in opportunità. Consolidando quel gioco di squadra che forse qualche realtà di settore  bergamasca non saprà fare ma nel qule l’autotrasporto made in Bergamo è tutt’altro che scarso”. Possiamo fare una breve retromarcia e tornare alle grandi imprese di autotrasporto nate e cresciute in un territorio geograficamente difficile, di montagna, con collegamenti spesso difficili? Le infrastrutture sono sempre stato un punto dolente. L’interporto è sempre rimasto sulla carta, fin da quanto 30 anni fa si cominciò a parlare di un progetto per Montello….. Ora sulla carta c’è il possibile interporto lungo il nuovo asse della Bre Be Mi, a Caravaggio… “Montello ormai fa parte di un passato che non potrebbe più tornare, un progetto ormai superatissimo geograficamente per i mutamenti che hanno interessato le aree allora considerate strategiche, come la Valle Cavallina e la Valle Seriana. Ora c’è sul tavolo l’ipotesi di Caravaggio, lungo il nuovo asse della BreBeMi, l’autostrada che collega Brescia a Milano. L’augurio è che non segua i tempi del progetto di Montello, ma a parte questo, credo che l’attenzione non dovrebbe essere puntata tanto sui maxi progetti, ma sui collegamenti che mancano, penso soprattutto alle Valle Seriana e Brembana. Voglio dire che, dovendo operare degli interventi sulla viabilità della provincia, e usando dei termini da “sala operatoria”, dovremmo prestare attenzione non tanto alle arterie ma ai capillari, ai piccoli vasi sanguigni (in questo casi strade minori) che portano le merci in decine di migliaia di negozi, laboratori, fabbriche, uffici. Serve una circolazione più veloce per uscire dai centri. Quello che deve avere priorità sul territorio sono le opere agevoli di facile realizzazione con impatto ambientale contenuto. Non abbiamo bisogno di altro i progetti faraonici con costi insostenibili”.  Altra nota dolente: lo scalo merci alla stazione Fs….. “I nostri rappresentanti politici devono farsi carico di trovare una soluzione diversa perché è impensabile mantenere uno scalo in centro alla città per questioni di sicurezza e di viabilità. Una soluzione da trovare in fretta perchè se è vero che una simile struttura è indispensabile per le aziende che ne fruiscono, è altrettanto certo che occorre evitare che, senza risposte concrete, rapide e logisticamente intelligente, molte realtà imprenditoriali possano decidere di trasferirsi altrove. E questo significherebbe perdere occupazione. Scalo ferroviario da ideare e realizzare “unito” all’interporto  per evitare che quest’ultimo finisca col diventare solamente un autoporto. Altre infrattutture lacunose? Attraversare  l’Adda resta impresa non facile”.  Senza dimenticare che agli ostacoli naturali spesso se ne sono aggiunti altri, creati dall’uomo, dalle pubbliche amministrazioni…. “Se penso alle decine e decine di rotatorie messi in nome della sicurezza e diventate solo  ulteriori  impedimenti e rallentamenti,  provocando code e moltiplicando l’inquinamento  mi viene mal di testa. A un certo punto sembrava una moda, costosissima e inutile. Quei soldi avrebbero potuto essere spesi, molto più utilmente,  progettando e realizzando strade alternative per evitare attraversamenti dei  centri abitati”. Torniamo alle infrastrutture  utili: fare gioco di squadra vuol dire anche utilizzare più  infrastrutture: strade, rotaie, mare, cielo. A due passi da Bergamo c’è un aeroporto, quello di Orio al Serio, cresciuto esponenzialmente. Il combinato tir aereo funziona? “So che, detto da un autotrasportatore, potrebbe apparire strano, ma per lo scalo bergamasco vedo più un futuro che moltiplichi il traffico passeggeri, sostenendo quella vocazione turistica che la città  e la provincia hanno e sulla quale devono scommettere.  Per i voli cargo e le merci c’è il vicino  Montichiari”.  Quanto pesa, in negativo, nel bilancio (economico ma anche ambientale) di Bergamo e provincia la mancanza di una visione d’insieme della logistica, di un progetto che tenga conto dell’ottimizzazione dei trasporti, in particolar modo nell’ultimo miglio per evitare code e smog alle stelle nel capoluogo… “Bergamo, ma vale la stessa cosa per il resto del paese, deve avere una visione d’insieme della logistica. Le merci devono viaggiare e non è certo con i divieti di peso e dimensioni o fermando gli Euro 3 che si risolve il problema; serve una stragia unica, concertata con i diversi protagonisti, pubblici e privati, con le varie categorie di commercio. Occorre raggruppare su una o più piattaforme logistiche le merci e indirizzarle verso il centro delle città e dei paesi più importanti utilizzando,  nell’ormai famoso ultimo miglio veicoli sempre meno inquinanti. Ma occorrerebbe anche arrivare a poter utilizzare gli stessi veicoli nella stessa giornata, sugli stessi percorsi con le stesse destinazioni. Faccio un esempio: oggi in un centro storico entrato tre mezzi diversi per trasportare prodotti freschi,  food,  non food. Amministrazione comunale e associazioni di categoria commercianti devono fare un piano di mobilità urbana per mandare lo stesso mezzo una sola volta, evitando traffico e inquinamento”. Sulla carta tutto bellissimo. Per farlo diventare realtà….? A volte basterebbe evitare di spendere un mucchio di soldi per fare tanti studi, magari rivolgendosi alle università, e chiedere consiglio, a costo zero, a chi tutti i giorni produce le merci, a chi le trasporta. Mettete a un tavolo insieme commercianti e trasportatori. E vedrete che qualcosa di buono partirà….”

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